Lega, Salvini risponde al siluro di Giorgetti. Ecco come e che cosa accadrà

Lega, Salvini: entro fine anno assemblea programmatica

Di Alberto Maggi
Politica
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L'appuntamento è fissato per domani, giovedì 4 novembre, alle ore 18, negli uffici della Lega della Camera dei Deputati, a Roma. Ufficialmente, come spiegano fonti leghiste, Salvini lancerà una grande assemblea programmatica del partito, da fare entro la fine dell'anno a Roma. Saranno coinvolti tutti i rappresentanti del partito: sindaci, governatori, parlamentari, eurodeputati, membri del governo. Un modo da parte di Salvini per far uscire allo scoperto chi nel partito ha una liea diversa rispetto a quella del segretario, Giorgetti in testa.

Resta il fatto che la resa dei conti, il redde rationem all'interno del Carroccio - come titolano i quotidiani - lascia tra i parlamentari leghisti il sapore amaro dell'incredulità. Bocche rigorosamente cucine, nessuno dei big con i quali Affaritaliani.it ha parlato (molti dei quali parteciperanno al Consiglio federale di domani) ha voglia di rilasciare dichiarazioni e soprattutto quasi tutti faticano davvero a capire che cosa stia accadendo dopo le bordate di Giancarlo Giorgetti a Matteo Salvini.

Qualcuno ipotizza che sia stata una confidenza fatta dal ministro dello Sviluppo economico qualche tempo fa a Bruno Vespa abilmente cucita per far rumore mediatico e avere risalto sui giornali, internet e in tv. Fatto sta che qualcosa è accaduto, qualcosa di importante. Inutile negarlo. In molti nella Lega provano a minimizzare dicendo che "il federale era già in programma", peccato che un esponente di primissimo piano, spesso in tv, rivela ad Affaritaliani.it che la convocazione è arrivata nella serata di ieri via mail, "come sempre". Il senso è abbastanza semplice da spiegare: che la Lega dovesse riunirsi per parlare di Legge di Bilancio e Quirinale era cosa nota, ma l'accelerazione imposta dal segretario fa proprio seguito alle parole del titolare dello Sviluppo economico con l'esigenza di un chiarimento definitivo.

Nella Lega, dai veneti filo-Zaia ai salviniani doc, tutti escludono una scissione. "Giorgetti non ha alcuna intenzione di fare un suo partito e non è un uomo che guida guerre interne", questa frase pronunciata da un senatore del Nord ex padano torna e ritorna continuamente nelle chiacchierate con i leghisti ed effettivamente GG non ha le caratteristiche di chi può mettersi alla testa di una scalata interna.

Resta il fatto, come spiega un big vicinissimo a Salvini, che la solita scusa di Giorgetti frainteso, come accadde dopo l'intervista a La Stampa con la quale silurava Enrico Michetti a Roma e sponsorizzava Carlo Calenda, "non regge più e, francamente, ha stufato tutti". "I nodi prima o poi vengono al pettine e bisogna scegliere, quando si arriva a un bivio, da che parte andare", spiega un deputato leghista dal passato in Forza Italia. E di nodi ce ne sono parecchi.



Il primo, rileggendo le affermazioni del ministro filo-Draghi, è quel "attore non protagonista" che dovrebbe essere Salvini. Ovvero, inutile girare intorno alle parole, niente ruolo di presidente del Consiglio dopo le prossime elezioni politiche. Peccato che oggi la Lega si chiami proprio Lega Salvini Premier. L'altro tema difficile da digerire è quella insistenza sull'ingresso nel Partito Popolare Europeo, proprio quando meno di 15 giorni fa nel corso della riunione con tutti i parlamentari del Carroccio il segretario aveva ribadito senza se e senza ma che non esiste alcun matrimonio con il Ppe.

Non solo. Anche quella frase di Draghi che può guidare il convoglio dal Quirinale va contro l'indicazione di Salvini, ovvero quella di non bruciare candidati ed evitare di uscire allo scoperto. Mentre il segretario sigla un faticoso accordo con Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni che impegna Forza Italia a non spostarsi sul sistema elettorale proporzionale, restando con fermezza sul maggioritario, in cambio del fronte unito del Centrodestra sull'elezione del successore di Sergio Mattarella, Giorgetti va in controtendenza e rilancia Draghi, pur sapendo perfettamente che il suo segretario sta lavorando dietro le quinte per cercare di costruire la candidatura dell'ex Cavaliere.

Non c'è niente da fare, il ministro dello Sviluppo economico insiste nel suo ruolo di 'bastian contrario' rispetto alla linea ufficiale della Lega, pur non avendo alcuna intenzione di fare guerre o scissioni. E' proprio questa ambiguità che consegna ai deputati e ai senatori del partito fondato da Umberto Bossi un mix tra stupore e perplessità. Anche se, va detto, sono in molti a ritenere che anche domani la montagna partorirà il solito topolino: nel federale ci sarà un dibattito, anche acceso, con Salvini che ribadirà la sua linea e Giorgetti che dirà di essere stato frainteso, pur confermando la necessità di una Lega più moderata e che sostenga senza se e senza ma Draghi (nel caso, anche come candidato alla presidenza della Repubblica).

Sul fronte della geografia politica interna, al fianco del ministro ci sono sicuramente il titolare del Turismo Massimo Garavaglia, il Governatore del Veneto Luca Zaia e i presidenti del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga e della Provincia Autonoma del Trentino Maurizio Fugatti. Più sfumate le posizioni del lombardo Attilio Fontana e del Governatore della Sardegna Christian Solinas (quasi presenti ai Consigli federali). L'ex senatrice e presidente dell'Umbria Donatella Tesei, invece, viene descritta come una salviniana doc, così come i due capigruppo in Parlamento, Massimiliano Romeo (Senato) e Riccardo Molinari (Camera). Con il leader anche i volti della nuova Lega come (solo per fare qualche nome) Andrea Crippa, Igor Iezzi, Lucia Borgonzoni, Alessandro Morelli, Stefano Locatelli, il capogruppo all'Europarlamento Marco Zanni e, ovviamente, l'ex sottosegretario al Mef Claudio Durigon che rappresenta il Carroccio al Centro-Sud. Non solo, anche i segretari regionali della Lega, che rappresentano il partito sul territorio, sono vicinissimi al segretario. Ma non va dimenticato che al Nord, soprattutto in Lombardia e in Veneto, Giorgetti può contare su non pochi estimatori nelle giunte regionali e comunali, tra chi in qualche modo rimpiange la prima Lega nordista e non sovrabista che rappresentava soprattutto le categorie produttive e il popolo delle partite Iva.