Governo, Lega: via Lamorgese, Speranza e Giovannini per andare avanti

Ma Zaia insorge: non porre condizioni a Draghi

Luca Zaia, governatore del Veneto
Politica
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Zaia è il più netto nella richiesta che Draghi vada avanti


Un cambiamento radicale e importante della squadra di governo. E' questa, secondo fonti qualificate della Lega, la condizione che pone Matteo Salvini per restare al governo, dando vita di fatto a un Draghi-bis dopo un sostanzioso rimpasto. Non solo l'uscita del M5S dalla maggioranza, il Carroccio chiede anche la testa di sei ministri dell'attuale governo di unità nazionale. Oltre ai tre del Movimento 5 Stelle - Stefano Patuanelli, Federico D'Incà e Fabiana Dadone -, Salvini, per andare avanti con Draghi premier, vuole che saltini anche altri tre ministri chiave: Luciana Lamorgese, Roberto Speranza ed Enrico Giovannini. Una bomba, ovviamente, sul governo e sulla legislatura, visto che né Draghi né il Pd e LeU possono accettare un cambio ai ministeri dell'Interno e della Salute.

Ma la Lega non è compatta. Una posizione "ferma e risoluta" a sostegno della prosecuzione del governo di Mario Draghi è stata espressa da Luca Zaia, durante la riunione in videocollegamento con Salvini. E' quanto apprende l'AGI da qualificate fonti leghiste che hanno partecipato all'incontro. Il Veneto viene descritto come il più "netto" tra i governatori, che nei giorni scorsi si erano comunque espressi a favore della stabilità governativa. Dobbiamo stare attenti a non replicare quanto successo con l'elezione del presidente della Repubblica - è il ragionamento fatto nel corso della riunione - non possiamo subire le scelte inevitabili, dobbiamo muoverci e sostenerle per primi. Salvini ha ascoltato con molta attenzione tutti i pareri, compreso quello di Giancarlo Giorgetti, che sedeva accanto a lui durante il collegamento. Ma il segretario leghista viene descritto dalle stesse fonti come "determinato a porre delle condizioni" precise e Draghi, tra cui appunto cambi significativi in alcuni ministeri.

Salvini parte dalla considerazione che, con il disfacimento dei 5 stelle, la Lega è la prima forza in Parlamento e si è messo in testa di avere il 'boccino' in mano, di poter mandare a casa Draghi, viene riferito. Invece - è il ragionamento che viene fatto tra i 'governisti' più cauti della Lega - non è il momento di tirare troppo la corda: siamo in una fase delicatissima, in cui, se Draghi darà la sua disponibilità, non possiamo rifiutarci di sostenerlo, per il Paese e per il partito. A quel punto, rischiamo di apparire come coloro che subiscono la situazione politica. E non come coloro che la determinano, è l'osservazione emersa nella riunione con i governatori. Confronto, quest'ultimo, che ha segnato un cambio di passo rispetto alla riunione di ieri sera con tutti i parlamentari, molto critica nei confronti dell'esecutivo e in particolare di Pd e M5S.