FdI, le aperture di Letta a Meloni non sono di facciata

FdI, il segretario del Pd protagonista ad Atreju

di Vincenzo Caccioppoli
Politica
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Enrico Letta, Giuseppe Conte e Matteo Renzi ad Atreju

 

Quando a settembre la Meloni annunciò la cancellazione della festa del partito Atreju, per il secondo anno consecutivo, dopo la pausa forzata causa covid del 2020, qualcuno del partito sommessamente aveva fatto notare come questa decisione poteva rappresentare un segnale di debolezza. Ma la leader di Fdi, dicono i bene informati, aveva forse già  programmato una grande festa da tenere sotto Natale, dopo le elezioni amministrative e a poche settimane dall’appuntamento elettorale più importante, quello della elezione del nuovo presidente della Repubblica.

Il risultato è stato che per una settimana la festa di Atreju 2021, nata come festa dei giovani di Alleanza Nazionale nel 1998, di cui Giorgia era leader, e poi diventata la festa del nuovo partito alla ripresa dell'attività politica a Settembre, si è trasformata in una sorta di ombelico del mondo della politica italiana. Se, infatti, fino a qualche anno fa la festa era tutto sommato marginale per il suo peso specifico all’interno della politica italiana, quest’anno, grazie anche al successo personale della Meloni e del suo partito nei sondaggi, il raduno di fdi ha raccolto tutto il gotha della politica e del mondo istituzionale italiano.

Molti hanno definito la kermesse di questi giorni a Piazza del Risorgimento a Roma, addirittura come una sorta di terza Camera, proprio per  la presenza di tutti i leader di maggioranza ed opposizione, ministri ed ospiti stranieri di peso e rilievo internazionale. Tutti i protagonisti di quella che si annuncia come la sfida all’ok Korall della politica di inizio anno, Matteo Renzi, Giuseppe Conte, Matteo Salvini, Silvio Berlusconi, Enrico Letta, Antonio Tajani, Luigi Di Maio, Giancarlo Giorgetti, Marta Cartabia, hanno accolto con piacere e senza esitazioni l’invito della Meloni.

Quello che fino a pochi mesi fa era considerato un pò come il brutto anatroccolo, che osava contrapporsi al governo dei migliori guidato da Mario Draghi, ora viene rivalutato come una forza politica seria e responsabile, la cui leader, secondo alcuni esponenti politici, come il ministro degli esteri Luigi Di Maio, dimostra maggiore affidabilità di altri colleghi di coalizione, che adesso sono alleati di maggioranza. Che la Meloni sia diventata ormai una delle personalità più rilevanti e  di peso della politica italiana sembra un dato di fatto incontrovertibile, riconosciuto non solo a livello nazionale, ma anche da stampa ed autorità di rilievo internazionale, cosa assai rara per i politici del nostro paese.

La festa di Atreju consolida in maniera inequivocabile la sua statura di leader e la pone in una posizione di assoluto rilievo nei mesi a venire. Enrico Letta il segretario del pd con il suo intervento ha aperto alla possibilità di arrivare ad un accordo condiviso anche con fdi per la scelta del prossimo presidente della repubblica. Certo si dirà sia Letta che Conte che la ministra della giustizia Cartabia, molto applaudita alla Kermesse di fdi, sono stati spinti soprattutto da motivazioni personalistiche ed utilitaristiche legate proprio alla scelta del prossimo presidente della repubblica, vero crocevia della politica.

La prossima elezione dell’inquilino del Quirinale deve, infatti, per forza di cose passare anche dal voto del centrodestra. La Meloni rappresenta perciò un interlocutore con cui comunque bisogna fare i conti, come ha auspicato il segretario del Pd, che ha negato un incontro a tu per tu con la Meloni, anche se molti dirigenti del partito presenti lo hanno sommessamente confermato. Ma certamente il ruolo di solitaria opposizione, scelta difficile e poco condivisa anche da molti esponenti del centrodestra, offre adesso alla Meloni un indiscutibile vantaggio rispetto ai partiti che hanno formato la maggioranza che sostiene il governo di Mario Draghi.

Lo stesso Enrico Letta ha ribadito le difficoltà di questa maggioranza e l’impossibilità a ripetere una simile esperienza. Ma le aperture di Letta non sono sembrate solo  di facciata, ma hanno  sottolineato la necessità di ritornare ad una sana contrapposizione fra centrodestra e centrosinistra, smontando l’idea di qualche suo dirigente di optare per un sistema elettorale proporzionale. Chi vince governa e chi perde sta all'opposizione, “perché non è obbligatorio che il pd debba per forza di cose stare al governo”. Musica per le orecchie del presidente di Fratelli d’Italia.

La presenza di Enrico Letta, Giuseppe Conte e Matteo Renzi donano anche quella legittimazione al partito della Meloni, che nel periodo pre- elettorale ha dovuto ancora una volta fare i conti con le dure accuse, lanciate da inchieste giornalistiche, di vicinanza e commistione con idee  e gruppi neofascisti e nostalgici del ventennio. L’atteggiamento assolutamente rispettoso ed aperto al confronto anche con chi ha idee totalmente differenti come i leader di partiti avversari, da parte dei militanti e del pubblico, accorso numeroso, è forse la definitiva prova che le accuse di vicinanza ad idee totalitarie e fasciste appaiono più che altro strumentali e fuori luogo.

D’altra parte la migliore risposta a queste critiche si manifesta con i comportamenti più che con le parole. La festa di Atreju ha forse avuto anche il merito di rappresentare il superamento a pieni voti dell'ennesimo esame di maturità, a cui il partito fin dalla sua nascita è stato sottoposto, per avere quel patentino di democrazia, che qualcuno forse per ideologia o per mero interesse di parte, ambirebbe a non concedergli. Adesso Giorgia Meloni dal palco di Atreju invia un messaggio ai naviganti che è quello che il futuro della politica italiana dei prossimi mesi deve per forza di cosa passare anche da Via della Scrofa.