Letta non spara su Conte sui talebani: piano per vincere 5-0 le Comunali

Un cappotto per il Centrodestra farebbe implodere Lega-FdI-FI

Di Alberto Maggi
Lapresse
Politica
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Parlare a nuora perché suocera intenda. La risposta, indiretta ma chiarissima, del Partito Democratico a Giuseppe Conte, per l'apertura al dialogo con i talebani da parte dell'ex premier e capo del Movimento 5 Stelle, è arrivata con l'immediata richiesta di dimissioni di Nura Musse Ali, avvocata e componente della commissione Pari Opportunità della Regione Toscana, di area Pd, che ha clamorosamente difeso i nuovi padroni dell'Afghanistan in un'intervista a Il Tirreno: "Forse qualcuno rimarrà sorpreso, ma sono a favore della presa del potere da parte dei fondamentalisti in Afghanistan, non perché condivida il loro modus operandi. Ritengo che quello che stiamo vivendo fosse una tappa obbligata della storia".

Una risposta nei fatti perché 'actions speak louder than words' e comunque, almeno a parole, Enrico Letta non vuole e non può permettersi di sparare sull'ex presidente del Consiglio in chiave elettorale. A parte il solito Andrea Marcucci, più renziano che Dem (dicono in molti in Parlamento), l'apertura di Conte ai talebani non ha ricevuto particolari critiche da parte del Pd. E non poteva essere altrimenti visto che domenica 3 e lunedì 4 ottobre si vota per le elezioni amministrative e ai piani alti del Partito Democratico vedono vicina la possibilità della vittoria 5 a 0 (nelle grandi città) e di un cappotto per il Centrodestra che anche diversi esponenti di Lega e Fratelli d'Italia iniziano a temere (rigorosamente a microfono spento).

Milano, Napoli e Bologna vengono già date per vinte a sinistra, le uniche incertezze al ballottaggio sono per Roma e Torino, dove i sindaci uscenti sono pentastellati e dove i giallo-rossi vanno divisi alle urne. Letta punta ad avere il sostegno, almeno ufficioso anche se non ufficiale, sia nella Capitale sia all'ombra della Mole al secondo turno dove probabilmente i candidati grillini saranno out ma con una buona dote di voti conquistata il 3-4 ottobre in grado di far vincere Roberto Gualtieri e Stefano Lo Russo.

Una sconfitta 5 a 0 per il Centrodestra farebbe, probabilmente, esplodere le contraddizioni sia tra i partiti della coalizione sia al loro interno e il segretario Dem punta proprio su questa 'mazzata' elettorale per cercare di far implodere il Centrodestra con due obiettivi precisi: il primo l'elezione del nuovo presidente della Repubblica a febbraio e, ovviamente, le elezioni politiche del 2023 (difficilmente nel 2022 ma non è escluso) dove a oggi, sondaggi alla mano, l'alleanza Pd-M5S non parte con i favori dei pronostici.