M5S, Conte sicuro di rivincere il voto online. Ma da lunedì battaglia legale sul simbolo e scissione grillina. E Dibba prepara il ritorno...
Che cosa accade nel Movimento con la votazione bis
Quasi certamente verrà confermata la linea di Conte, ma con un'affluenza meno alta
C'è ottimismo tra i fedelissimi di Giuseppe Conte per la seconda votazione online chiesta, anzi imposta, dall'ex garante del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo, che inizia oggi giovedì 5 dicembre e termina domenica 8 dicembre. L'unica incognita era quella legata al quorum, non certo ai risultati. L'altra volta si era fermata poco sopra il 60% degli iscritti/militanti online, questa volta - spiegano fonti pentastellate - dovrebbe essere un pochino più bassa, intorno al 55%. Ma comunque sufficiente per rendere valida la consultazione web.
E le aspettative sono della conferma dell'abolizione del ruolo del garante, del superamento del vincolo del doppio mandato e della scelta per quanto concerne le alleanze di non isolarsi ma di collocarsi nel campo progressista. Insomma, la linea dell'ex premier dovrebbe uscire riconfermata. Che cosa accadrà poi da lunedì 9 dicembre è un grosso punto interrogativo. Certamente il video con il carro funebre di Grillo è piaciuto poco a molti iscritti e per questo Conte è sereno che rivincerà il voto online. Però quel video del fondatore del Movimento significa che la partita non si chiude affatto domenica.
Tutt'altro, si aprirà poi una lunga battaglia per il simbolo del M5S. Grillo è convinto che sia suo ma allo stesso tempo Conte è certo che appartenga alla comunità dei militanti online e quindi, di conseguenza, passando la sua linea, a lui. Ma non sarà facile. Diversi parlamentari fanno notare come la questione non sia affatto chiara e nemmeno semplice da dirimere.
L'unico punto a favore di Conte è che tra ricorsi e contro-ricorsi, visti anche i tempi giudiziari e la lentezza dei tribunali, la battaglia legale sarà piuttosto lunga, probabilmente addirittura fino al termine della legislatura. Anche perché se il simbolo fosse davvero di Grillo ci sarebbe un enorme problema in Parlamento, soprattutto al Senato. Perché essendo stati eletti i pentastellati con il simbolo dei 5 Stelle che però non avrebbe più il loro leader dovrebbero trovare un altro nome o finirebbero nel gruppo misto.
Meno complicata per i regolamenti di Montecitorio la situazione del gruppo alla Camera. Resta il fatto che l'ipotesi scissione è vicinissima, a prescindere dalla disputa sul simbolo. Grillo insieme all'ex ministro del Conte I Danilo Toninelli è pronto a rilanciare il vecchio spirito del Movimento anti-sistema e che non fa alleanze con nessuno, né a destra né a sinistra. Al momento più defilata la posizione dell'ex sindaco di Roma Virginia Raggi, che però potrebbe alla fine anche lei scendere in campo con il fondatore.
Al momento resta alla finestra il vero big che potrebbe fare la svolta ovvero Alessandro Di Battista, che ormai si è ritagliato un ruolo anche economicamente redditizio al di fuori della politica. Però, in base a come andranno le cose nei prossimi mesi o forse anni, Dibba potrebbe scendere in campo a ridosso delle elezioni politiche per guidare il nuovo movimento di Grillo o il M5S se a vincere la sfida sul simbolo fosse il fondatore.
Per quanto riguarda Conte la scelta di stare nel campo progressista - spiegano i suoi - non significa automaticamente alleanze con il Partito Democratico. La strada è lunga e tortuosa e anche se gli ultimi dati elettorali sono stati molto deludenti Conte venderà cara la pelle prima di accettare accordi alle Regionali 2025 con Elly Schlein. Dato per perso il Veneto e per sicura la Toscana, gli occhi sono puntati soprattutto sulla Campania, con la variabile Vincenzo De Luca e la possibile offerta dei Dem a Conte di candidare Roberto Fico, sulle Marche e soprattutto sulla Puglia, che è stato il laboratorio in passato dell'accordo Pd-M5S.
Poi il cammino verso le elezioni politiche, salvo implosione del governo di Centrodestra, è lunghissimo e ci sarà da trattare a lungo sia per l'eventuale presenza nell'alleanza di Carlo Calenda e Matteo Renzi (anche se nascosti in liste civiche come in Umbria e in Emilia Romagna) sia sulla politica estera dove le differenze con i potenziali alleati di Centrosinistra sono importanti e non banali.
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