M5s, Conte vuole più fondi per i poveri e la pace. Altrimenti via dal governo

Palazzo Chigi ha già fatto trapelare che l'agenda non è modificabile. Il rischio rottura è altissimo dopo il faccia a faccia con Draghi del pomeriggio

Politica
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M5s, Conte-Draghi: il rischio rottura adesso è veramente concreto

Il M5s potrebbe davvero decidere di uscire dalla maggioranza di governo. Il faccia a faccia Conte-Draghi fissato per oggi pomeriggio alle ore 16.30 a Palazzo Chigi rischia di segnare il punto di non ritorno. Le parti non ne fanno mistero, da una parte il premier fa sapere che l'agenda non è modificabile e che quindi provvedimenti extra non potranno essercene. Dall'altra Conte chiede di intervenire su due punti chiave e senza rassicurazioni su quei temi non intende proseguire la sua avventura all'interno dell'esecutivo. All'incontro con Draghi - si legge sul Fatto Quotidiano - il leader del Movimento presenterà un corposo fascicolo. Un testo di una manciata di pagine – ieri pomeriggio erano 7, in serata sono state limate – con le richieste del Movimento Cinque Stelle per continuare ad appoggiare il governo dell’ex capo della Bce. Il dossier è frutto di un lavoro collettivo con i suoi collaboratori e con i ministri del M5S, come si apprende da fonti vicine all’avvocato.

Le questioni di principio fondamentali per il capo dei Cinque Stelle  - prosegue il Fatto - sono soprattutto due: la prima è la promessa di un impegno finanziario speciale del governo sulla questione sociale, la povertà e i salari. Il bonus di 200 euro una tantum stanziato dall’esecutivo è considerato una misura gravemente insufficiente, risibile rispetto all’erosione di potere d’acquisto causata dall'inflazione e alle proporzioni della crisi che rischia di spalancarsi di qui all’autunno. Conte chiederà quindi un piano complessivo contro la povertà, oltre all’introduzione del salario minimo e alla difesa del reddito di cittadinanza. La seconda questione di principio è sulla pace: Conte e i Cinque Stelle chiedono un cambio di passo del governo sul conflitto ucraino; di uscire dall’inerzia del semplice invio di armi e di un impegno concreto perché l’Italia sia promotrice di negoziati e di una soluzione diplomatica.