M5S, Grillo-Conte: 5 Stelle e una sola poltrona
M5S, Beppe Grillo? La sua tesi è semplice: questo Movimento l’ho inventato io, è mio e lo dirigo io, finché campo
Il Movimento 5 Stelle rappresenta un serio problema, per l’Italia, in quanto, pur se una tigre è più temibile di una medusa, la medusa è più imprevedibile della tigre. La tigre è un tremendo carnivoro, la medusa può far molto male, pur non avendo un cervello.
Questo Movimento ha avuto un enorme successo, nelle elezioni del 2018, senza che nessuno sapesse allora chi veramente lo comandava, che idee avesse e quali programmi intendesse sul serio realizzare. La medusa è andata al governo, ha fatto i suoi bravi danni – si pensi all’azione del ministro Bonafede – ma questa nuova responsabilità non è riuscita a darle quello che non aveva: un cervello. In altri casi è stato vero ciò che insegna una vecchia teoria, e cioè che “la funzione crea l’organo”: ma non stavolta. Invece di far apparire una luce di intelligenza nel “bestione”, la funzione di governo ha soltanto messo in luce l’istinto di base di ogni essere vivente: quello di sopravvivenza. Da Grillo in giù, tutti hanno soltanto una Stella Polare, non andare a casa. Quand’anche fosse soltanto fino alla fine di questa legislatura, perché le prospettive non vanno molto oltre.
Prendiamo un esempio opposto, la Rivoluzione Francese. Anch’essa è nata come un movimento, cioè come un insieme di progetti coerenti, miranti ad un rinnovamento della società. Questo insieme è stato dominato da un’ideologia nata prima ancora della Convocazione degli Stati Generali, l’Illuminismo, talmente forte da sopravvivere a tutti i singoli protagonisti. Anche se a volte in conflitto politico e perfino armato (di ghigliottina) fra loro. Non basta. Quel movimento è sopravvissuto al passaggio da moderazione a Terrore, da monarchia a Repubblica, da Consolato a Impero, e infine dalle cento vittorie di Napoleone a Waterloo. Quell’ideologia è stata talmente forte da dominare gli uomini e da imporsi anche quando gli ingenui hanno sperato in una Restaurazione.
Se invece un gruppo di ambiziosi senza idee conquista il potere, il seguito della storia non sarà dominato da un’ideologia, ma dal contrasto degli uomini al vertice. Ed è quello che vediamo nei Cinque Stelle. Che cosa divide Beppe Grillo da Giuseppe Conte? I competenti ve lo diranno per filo e per segno, ma in realtà il problema è semplice: chi comanderà, in futuro?
Una piramide non può avere più di un vertice. Ma c’è una differenza fondamentale fra il caso in cui i contendenti rappresentano ciascuno un progetto e il caso in cui il progetto è lo stesso per tutti e due: “Io e non tu”. A volte, oltre che per sé, gli antagonisti si battono per qualcosa; invece a volte gli antagonisti si battono soltanto per sé, scegliendo magari il “qualcosa” che meglio serve a questo scopo. E il livello, fatalmente, scade al minimo.
In questo senso il più rozzo e, nel contempo, il più “legittimato”, è Beppe Grillo. La sua tesi è semplice: questo Movimento l’ho inventato io, è mio e lo dirigo io, finché campo. E finché campa lui. Non mi piace interessarmene tutti i giorni e sarei anche disposto a delegare qualcuno, per esempio Giuseppe Conte, ma a condizione che non dimentichi di essere un mio delegato, pronto a riferire e chiedere ordini. E Grillo sembra preoccuparsi soltanto del presente. Al massimo gli importa soltanto la permanenza al governo. Lo si è visto dal modo come ha rudemente imposto l’alleanza innaturale col Pd e, più recentemente, altrettanto rudemente, la partecipazione al governo Draghi.
Conte invece, forse perché è più giovane, forse perché ha basi di consenso molto più fragili, cerca di avere una visione “politica” del Movimento. Forse spera di riuscire finalmente ad essere “qualcuno”, e non una facciata o un portavoce; e per questo vorrebbe avere mano libera. Forse vorrebbe raccogliere il massimo di cocci del Movimento e pilotarlo verso un posizionamento chiaro. Probabilmente un’alleanza organica col Pd , fino a formare una nuova “grande sinistra” in grado di competere con la destra. Ma il suo progetto, non che semplificare il problema, lo complica.
Se non riuscisse, sarebbe un disastro per lui ed anche per Grillo. Se invece riuscisse, Conte a quel punto non avrebbe più bisogno di Grillo e Grillo dovrebbe scegliere fra la carriera di comico e quella di pensionato. A questo punto non si vede perché, potendo ancora reggere saldamente nelle sue mani le redini del Movimento, l’Elevato dovrebbe consegnare ad altri. Mi chiedo se non preferirebbe piuttosto ucciderlo, quel Movimento.
E tuttavia c’è un dubbio ulteriore, amarissimo. Che i due non si siano accorti che stanno discutendo del possesso di un cadavere.