Mani pulite, D'Alema: "Possiamo stare tranquilli, non se la prendono con noi"

Il clamoroso retroscena svelato dal giurista Giovanni Pellegrino, il Pci-Pds pensava di essere immune agli scandali. La rivelazione dell'ex premier

di redazione politica
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Mani pulite, D'Alema: "Sarà una rivoluzione, ma noi siamo al sicuro"

Sullo scandalo di tangentopoli, che portò alla caduta della Prima Repubblica, emerge un retroscena clamoroso. A svelarlo è il giurista Giovanni Pellegrino, classe 1939, avvocato amministrativista, senatore dal 1990 al 2001 per il Pci e il Pds. "Avevo il timore - svela il giurista del partito Pellegrino a Il Corriere della Sera - che così anche il Pci sarebbe stato coinvolto nell’inchiesta. Perciò decisi di parlarne a Massimo D’Alema. Era la primavera del 1993. Mi concesse un incontro ma dopo pochi minuti mi zittì: "Come al solito voi avvocati siete contro i pubblici ministeri. Volete capirlo che questi di Milano stanno facendo una rivoluzione? E le rivoluzioni si sono sempre fatte con le ghigliottine e i plotoni d’esecuzione. Perciò cosa vuoi che sia qualche avviso di garanzia o qualche mandato di cattura di troppo? Eppoi Luciano Violante mi ha detto che possiamo stare tranquilli, perché Mani Pulite non se la prenderà con noi".

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"Violante - prosegue Pellegrino a Il Corriere - era la voce della magistratura nel partito. Quel giorno me ne andai umiliato ma dopo la primavera arrivò l’estate. D’Alema faticava a seguire la linea giustizialista imposta da Violante, perché convinto del primato della politica e perché non aveva stima delle varie corporazioni giudiziarie. Quando divenne segretario del Pds, accompagnai a Botteghe Oscure due magistrati del Tar che iniziarono a parlargli malissimo dei loro colleghi del Consiglio di Stato. E lui commentò: "Delinquenti loro, delinquenti voi”...".