Manovra blindata con la fiducia, Parlamento esautorato. Al solito...

Manovra, maxi-emendamento e poi in Aula. Opposizione tagliata fuori e compromesso tra i leader

Di Alberto Maggi
Politica
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Manovra, anche con Draghi Parlamento, di fatto, esautorato. Il punto chiave sono gli otto miliardi di euro di taglio delle tasse

 

Nulla di nuovo sotto il sole. Anche con il governo del Presidente guidato da SuperMario Draghi, osannato quotidianamente dal mainstream mediatico, il Parlamento viene di fatto esautorato dalla stesura della manovra economico per il prossimo anno, ovvero la legge più importante dello Stato. Fino a fine novembre c'è tempo presentare gli emendamenti in Commissione Bilancio al Senato, poi ai primi di dicembre dovranno essere esaminati e inizierà la discussione e la votazione.

Ma già oggi tutti i parlamentari sanno perfettamente che in Aula a Palazzo Madama, probabilmente attorno al 20 dicembre, arriverà un maxi-emendamento della maggioranza frutto di un (fragile) accordo, alias compromesso, tra i vari partiti di governo interamente sostitutivo della Legge di Bilancio e sul quale verrà, naturalmente, posta la questione di fiducia. Poco prima di Natale il testo arriverà a Montecitorio e, nel caso ci fosse anche una sola piccola modifica (è probabilmente che qualche forza politica sia scontenta su qualche punto) tra Natale e Capodanno la manovra tornerà al Senato per il via libera finale.

Manco a dirlo, con il voto di fiducia. Anche perché i parlamentari avranno una gran voglia di tornare a casa per il veglione di San Silvestro e certo non di restare in Aula a discutere la legge fondamentale che tocca da vicino gli italiani e la loro vita. Come sempre, anche con Draghi, la democrazia parlamentare viene di fatto sospesa e le Camere esautorate da una preventiva intesa tra i leader di partito, ratificata poi in Commissione con il maxi-emendamento, frutto anche della proposta del patto avanzata da Enrico Letta.

Il tutto con buona pace dell'opposizione, Fratelli d'Italia, che nonostante la telefonata tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini, resterà fuori dai giochi e farà le solite proteste in Aula buone per la televisione prima di andare a casa a mangiare il panettone e a bere lo spumante. Nel merito, il vero punto di scontro sono gli otto miliardi di euro per il taglio delle tasse che in particolare il Centrodestra vorrebbe alzare a dieci. Centrosinistra e M5S insistono per il taglio del cuneo fiscale, mentre Lega e Forza Italia puntano sulla riduzione della pressione fiscale soprattutto a favore delle imprese. Anche toccherà al premier trovare il solito compromesso. Poi tripla fiducia in Parlamento e tutti a festeggiare il Capodanno. E la democrazia parlamentare? Buonanotte.