Manovra "blindata". Emendamenti della maggioranza vietati. Tempi rapidi. Il piano di Meloni e Giorgetti

Il cronoprogramma della premier e del ministro dell'Economia

Di Alberto Maggi
Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti 
Politica

Manovra, tutto in mano al Mef e a Palazzo Chigi


È del tutto inutile chiedere a qualsiasi sottosegretario, che non sia del ministero dell'Economia (che non parlano) o qualsiasi parlamentare della maggioranza, anche capogruppo, che cosa ci sarà davvero nella Legge di Bilancio per il 2025. Opinioni si ottengono, certo, ma notizie no. La risposta è più o meno sempre la stessa: "Hanno tutti in mano il Mef e Palazzo Chigi". Ovvero la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari e il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti.

Nel merito si sa che la manovra sarà attorno ai 25 miliardi di euro, forse qualcosa in più. E che la misura principale sarà il taglio dell'Irpef con la riduzione dell'aliquota dal 35 al 33% fino a 60mila euro di reddito all'anno. Poi ci sarà un ritocco delle pensioni minime, non eccessivo, la conferma di Quota 103, Ape Sociale e Opzione Donna. Probabili anche maggiori investimenti sulla sanità e sulla sicurezza. Potenziamento dell'assegno unico universale per alcune categorie.

Sul fronte delle coperture le ipotesi sono tante. Dal rebus sulle accise del diesel, legato agli impegni presi con Bruxelles, alla tassa sulle sigarette fino a una nuova rottamazione delle cartelle esattoriali e a tagli (si spera non lineari) ai ministeri per efficientare la spesa pubblica. Sul fronte della contestata tassazione sugli extra-profitti delle banche è in corso un'interlocuzione tra Mef e Abi per trovare soluzioni "tecniche" concordate per far entrare nelle casse dello Stato circa 2 miliardi di euro ma senza nuova imposizione fiscale. Stesso discorso si potrà fare con le compagnie di assicurazione e con le multiutility dell'energia. Resta infine l'incognita su come tassare i giganti del web.

Fin qui le ipotesi. Ma il dato politico importante è che la premier vuole assolutamente evitare ciò che accadde lo scorso anno con la finanziaria approvata in zona Cesarini prima di Capodanno malgrado l'impegno a velocizzare. Quest'anno ci sarà nuovamente l'ordine tassativo di non presentare alcun emendamento da parte dei parlamentari di maggioranza, nemmeno in Commissione, e ovviamente neanche in Aula.

Il cronoprogramma - secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it - di Meloni e Giorgetti prevede prima una riunione con i capigruppo del Centrodestra per illustrare la bozza della Legge di Bilancio e raccogliere qualche suggerimento su vari fronti che arriva dai gruppi parlamentari della maggioranza, ma senza alcun "assalto alla diligenza". Poi prima del Consiglio dei ministri che varerà la vera e propria manovra, entro la fine del mese visto che poi i saldi vanno inviati a Bruxelles, ci sarà il vertice decisivo tra Meloni, Giorgetti, Fazzolari e i due vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini.

E da qual momento in poi il testo sarà blindato e considerato "chiuso". Passaggio in Cdm e approdo in Parlamento senza emendamenti della maggioranza e senza maxi-emendamento del governo. Ci sarà dibattito in Commissione, ovviamente, ma poi si arriverà alla fiducia in entrambi i rami del Parlamento. Obiettivo chiudere la partita prima di Natale per dare un segnale di unità e serietà prima di tutti ai mercati finanziari, poi all'Unione europea ma anche ai cittadini in generale. Vedremo se stavolta Meloni e Giorgetti riusciranno davvero a tenere a bada la maggioranza. L'impegno, massimo, c'è.




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