Manovra, i nodi aperti sono rivalutazione delle pensioni e Irpef. Tutto dipende dal concordato
Affaritaliani.it svela il dietro le quinte sulla Legge di Bilancio
Giancarlo Giorgetti
Giorgetti aveva annunciato che il testo della manovra sarebbe arrivato in Parlamento il 21 ottobre, ma...
Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, pochi giorni fa, in conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri sulla manovra ha dichiarato che il testo della Legge di Bilancio per il prossimo anno sarebbe arrivato in Parlamento lunedì 21 ottobre (essendo il 20 ottobre festivo, domenica). Ma della terza finanziaria del governo Meloni non c'è traccia. Nessuno l'ha vista, né maggioranza né opposizione, né alla Camera né al Senato. Un giallo, insomma.
Il testo è sparito? No, semplicemente non è ancora pronto. C'è perfino chi, tra i parlamentari della minoranza, scommette che la manovra non verrà inviata alle Camere prima di novembre. Anche se non si esclude un'accelerazione nelle prossime settimane, visto che comunque aggiustamenti poi la maggioranza potrà comunque farli in Parlamento con il solito maxi-emendamento sul quale mettere la fiducia. Il punto è molto semplice ed è quello delle coperture. Purtroppo in Italia c'è il brutto vizio di commentare e giudicare i provvedimenti senza averli letti e basandosi soltanto sugli annunci.
Va ricordato che i cittadini hanno tempo fino a giovedì 31 ottobre per aderire al concordato e, come ha anche spiegato ieri su Affaritaliani.it il vicepremier e segretario di Forza Italia Antonio Tajani, il numero di adesioni sarà fondamentale per comprendere i margini di manovra che ha l'esecutivo.
Due sono i punti fondamentali. Il primo, come ha detto il ministro degli Esteri, è il taglio dell'aliquota Irpef fino a 60mila euro all'anno e non solo la conferma della riduzione delle imposte fino a 35mila euro che ha annunciato Giorgetti in conferenza stampa e che dal 2025 diventerà strutturale. Ma questo obiettivo, al quale tiene molto soprattutto Forza Italia, è molto difficile da raggiungere perché - come spiegano fonti qualificate ad Affaritaliani.it - servirebbe un'adesione massiccia al concordato che, pare dai rumor, in questi giorni non si veda.
L'altro grande tema per cui il testo della manovra ancora non c'è riguarda la rivalutazione delle pensioni per il prossimo anno in base all'andamento dell'inflazione e soprattutto da quale soglia far scattare la tagliola.
Quest'anno l'adeguamento è stato pari al 100% per le pensioni fino a 2.271 euro lordi al mese pari a 4 volte il minimo, dell'85% per le pensioni comprese tra 2.271 euro e 2.839,70 euro lordi al mese, tra 4 e 5 volte il minimo, del 53% per quelle comprese tra 2.839,71 euro e 3.407,64 euro lordi al mese, tra 5 e 6 volte il minimo, del 47% per le pensioni comprese tra 3.407,65 euro e 4.543,52 euro lordi al mese, tra 6 e 8 volte il minimo, del 37% per quelle comprese tra 4.543,53 euro e 5.679,40 euro lordi al mese, tra 8 e 10 volte il minimo e del 22% per le pensioni che superano i 5.679,41 euro lordi al mese, oltre 10 volte il minimo.
Sarebbe qui, secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, la difficoltà maggiore del governo. Il Mef spinge per abbassare la soglia del taglio e quindi far risparmiare di più allo Stato, anche con tagli più decisi per chi percepisce pensioni alte, mentre i partiti della maggioranza remano sul versante opposto. E quindi per capire che fare bisogna aspettare di sapere quanto il governo incasserà dal concordato. Insomma, oggi è il 21 ottobre ma contrariamente rispetto all'annuncio di Giorgetti la manovra non c'è. Potrebbe arrivare nelle prossime ore o nei prossimi giorni, ma i nodi politici ed economici restano.