Manovra, l'Eurodeputato del Pd Benifei: "Fatta per tirare a campare". E sui migranti...

Green deal, manovra, migranti e... Benifei ha le idee chiare. L'intervista

di Francesco Crippa
Politica

L'Eurodeputato del Pd Benifei ad Affaritaliani.it

Dal presunto scontro tra politica e magistratura alla rimodulazione della transizione green dell’Europa, fino alle crisi internazionali in Ucraina e in Medio Oriente e i rischi per le democrazie portati dall’intelligenza artificiale riemersi con le vicende legate a Tiktok: i temi caldi del momento sono tanti.

Per Brando Benifei, eurodeputato del Partito democratico, il governo dovrebbe dimettersi per la vicenda dei cpr in Albania, mentre su Matteo Salvini, assolto ieri nel processo Open Arms, rimane una macchia “deplorevole” a causa della sua politica. Sul fronte internazionale, dice, il 2025 potrebbe essere l’anno della pace tra Mosca e Kiev, ma solo con un forte impegno diplomatico. E sul Green deal è chiaro: aiutiamo l’automotive, ma non rivediamo i nostri obietti ecologici.

Brando Benifei, partiamo dalla politica interna. Matteo Renzi è stato assolto per il caso Open, Matteo Salvini per quello Open Arms. Cosa pensa delle due vicende?

“Penso che si debba sempre rispettare il lavoro della magistratura e che sia giusto esaminare l’operato di chi ha governato e di chi governa. Mi fa piacere che l’ex segretario Renzi e altri che erano parte del mio partito in passato siano stati assolti. Nel caso di Salvini ciò che non è penalmente rilevante rimane politicamente deplorevole: lasciare persone per giorni e giorni in mezzo al mare a soffrire inutilmente è qualcosa che non auguro di sopportare in prima persona da parte di chi da ministro prese questa decisione. Con la complicità di un intero governo del tempo, questo ugualmente non può essere dimenticato”.

È arrivato il verdetto della Cassazione sui paesi sicuri. Per il governo è una sconfitta?

“La Cassazione dice una cosa ovvia: la legge determina ma poi il giudice sulla base di principi sovraordinati può disapplicare valutando caso per caso. In tutto questo, come giustamente sottolineato alla Camera da Elly Schlein, Meloni auspica che i centri in Albania prima o poi funzionino, ma intanto sono inutili e sono stati finanziati con centinaia di milioni di euro dei contribuenti. In un paese più rispettoso dei contribuenti il governo si sarebbe dimesso per un disastro del genere”.

La manovra sembra infarcita di micro-misure: non dovrebbe definire i grandi capitoli di spesa per attuare la politica economica del governo?

“Come direbbe qualcuno pare più orientata ‘a tirare a campare per non tirare le cuoia’ più che a disegnare un futuro per il paese. Come opposizioni abbiamo cercato di proporre una strada diversa, che concentrasse le risorse sui servizi fondamentali oggi in sofferenza, dalla sanità alla scuola, e per promuovere politiche industriali per i settori in difficoltà. Ma il governo è parso più impegnato a trovare un modo per pagare di più i ministri non parlamentari che occuparsi dei problemi veri del Paese”.

Al centro del dibattito in queste settimane c’è il tema dell’auto. Cosa farà Bruxelles per tutelare imprese e consumatori?

“Ursula von der Leyen ha detto chiaramente che è una priorità di cui si occuperà in prima persona. Per quanto ci riguarda come Socialisti e Democratici italiani, riteniamo che sia ragionevole discutere di fermare le multe per chi non ha accelerato sufficientemente la transizione data la contrazione del mercato e supportiamo un nuovo fondo che dia continuità alle politiche del debito comune di Next Generation Eu perché questo settore, per l’impatto che ha su tutte le catene del valore industriali, deve essere supportato in questo momento complicato”.

Quindi siete favorevoli a rivedere il Green deal?

“Non siamo favorevoli a rimettere in discussione gli obiettivi e le scadenze che sono necessarie per poter garantire il contributo del settore automotive agli obiettivi di neutralità climatica, perché non vogliamo distruggere il futuro delle nuove generazioni”.

Cambiamo argomento. Il 2025 sarà l’anno della pace in Ucraina?

“È chiaro che tutti vogliamo che sia così, ma affinché la pace sia giusta e sicura e quindi duratura serve che ci sia un accordo più ampio legato alle garanzie di sicurezza per il popolo ucraino, che significa anche dare sicurezza alle nazioni europee nel loro insieme”.

Quale soluzione si può ipotizzare?

“Volodymyr Zelensky ha detto chiaramente di essere disposto a non insistere oggi per il recupero di alcune parti di territorio se si trovasse un accordo che dia le giuste tutele all’Ucraina, cosa che chiaramente passa dal ruolo dell’Ue, di cui lo Stato ucraino è candidato a fare parte, da quello degli Usa e dalla Nato. Bisogna lavorare in questa direzione”.

E per la situazione in Medio Oriente, squassato dalla guerra a Gaza e le questioni in Libano e Siria?

“La preoccupazione è forte. Le nomine proposte da Trump per occuparsi dell’area, da Mike Huckabee come ambasciatore in Israele a Marco Rubio come segretario di Stato, sembrano voler dare ancora maggior mano libera al governo di estrema destra di Netanyahu.

Il massacro di civili a Gaza continua, diversi ostaggi sono ancora nelle mani di Hamas e il conflitto si è esteso anche al Libano e le tregue in atto appaiono molto fragili. L’Ue ha la possibilità di usare il suo peso economico nell’area per spingere a riprendere la strada del dialogo: non basta indignarsi, è il momento di agire prima che la situazione sia irrimediabilmente fuori controllo”.

Le vicende legate a TikTok fanno riflettere sul ruolo di intelligenza artificiale e social nelle democrazie. Ue e Usa hanno preso strade diverse: è un problema?

“È fondamentale che gli Usa mantengano l’impegno a discutere di alcune sfide che rimangono necessariamente comuni, come la trasparenza e la riconoscibilità dei contenuti generati da intelligenza artificiale per evitare di ingannare i cittadini, oppure rispetto alla definizione di standard industriali comuni. Comunque, credo che la convergenza ci sarà perché da un punto di vista geopolitico gli Usa hanno interesse a non creare eccessive distanze.  

Ma in generale mi sembra assolutamente legittimo che rimangano differenze, come del resto le abbiamo in altri ambiti. L’IA non va demonizzata, va governata, come l’Ue ha provato a fare con l’IA act, la prima legge al mondo in materia che ho avuto l’onore e l’onere di negoziare. Con buona pace di Elon Musk, l’Ue su questo fronte non deve fare passi indietro”.

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