Manovra, 'tesoretto' da 3-4 miliardi di euro. Si rafforza il taglio delle tasse: ecco come e per chi. Esclusivo
Il governo lavora alla riapertura del concordato con un decreto
Innalzamento del taglio delle tasse fino a 50mila euro lordi annui. Sale il tetto della Flat Tax per le partite Iva. Ma non verranno usati tutti i fondi del 'tesoretto' e del concordato
Un 'tesoretto' di 3-4 miliardi di euro. E' l'indiscrezione 'bomba' che Affaritaliani.it ha raccolto da fonti ai massimi livelli della maggioranza di governo. Un 'tesoretto' che non deriva dal concordato fiscale biennale scaduto il 31 ottobre ma che sarebbe (condizionale d'obbligo ma le fonti sono assolutamente autorevoli e qualificate) legato a maggiori entrate fiscali nel corso dell'anno che si sta per concludere rispetto a quelle preventivate dall'esecutivo. Come noto la Legge di Bilancio ha iniziato il suo iter in Parlamento con le audizioni e non ci sono possibilità che il governo apra alle richieste di Cgil e Uil e quindi lo sciopero generale del 29 novembre sarà confermato. La partita è tutta interna alla maggioranza.
Palazzo Chigi, ovvero la premier Giorgia Meloni, e il ministero dell'Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, avrebbero voluto tenere tutto quel 'tesoretto' di 3-4 miliardi in cassaforte soprattutto come garanzia per le richieste della Commissione europea che alla fine di novembre darà il suo giudizio sulla Legge di Bilancio e soprattutto sul programma di rientro dal deficit e dal debito che l'Italia ha sottoscritto con Bruxelles in base alle nuove regole del Patto di Stabilità.
Ma le pressioni soprattutto di Forza Italia e della Lega per modificare la manovra in Aula sono forti e qualcosa - assicurano le fonti - cambierà rispetto al testo varato dal Consiglio dei ministri. Una sorta di compromesso tra la prudenza e il rigore del Mef (e della presidenza del Consiglio) e le insistenti richieste degli alleati di Fratelli d'Italia. Sul fronte della riduzione della pressione fiscale al momento il taglio del cuneo arriva fino a 40mila euro ma Forza Italia, Antonio Tajani in testa, spingono per innalzare la soglia fino a 60mila euro lordi all'anno.
Un punto di incontro, la famosa quadra bossiana, potrebbe essere quasi certamente la riduzione dell'aliquota Irpef dal 35 al 33% per i redditi fino a 50mila euro all'anno. Un aiuto concreto e tangibile al cosiddetto ceto medio che negli ultimi anni è rimasto fuori dal taglio delle tasse che si era fermato a 35mila euro lordi annui (ora reso strutturale con la manovra per il 2025). Questa misura costa, stando alle fonti della maggioranza, circa due miliardi di euro includendo ovviamente sia i lavoratori del settore privato che quelli del pubblico.
La Lega chiede invece di aumentare il tetto massimo della Flat Tax per le partite Iva oggi fissato a 85mila euro. L'ipotesi al vaglio - per non accontentare solo un alleato di governo - è quella di arrivare fino a 95 o, se possibile, 100mila euro. Un provvedimento che costa all'incirca un miliardo di euro. Ora i conti finali che sono la chiusura del cerchio del ragionamento che stanno facendo in queste ore nel Centrodestra. Dal concordato dovrebbero arrivare circa 1,3 due miliardi più il 'tesoretto' arriviamo a 5-6 miliardi di euro in totale. Ma attenzione, il governo starebbe valutano l'ipotesi di un decreto per la riapertura dei termini per il concordato. E si starebbe studiando in queste ore la fattibilità tecnica dell'operazione. La soluzione consentirebbe di rendere la misura più rapidamente operativa rispetto all'ipotesi di un emendamento al decreto fiscale o alla manovra. L'obiettivo, ipotesi fino al 10 dicembre, arrivare a due miliardi di euro.
Il Mef e Palazzo Chigi avrebbero voluto tenere tutte queste risorse come garanzia per la trattativa con l'Ue di fine novembre, Forza Italia e la Lega le avrebbero invece spese tutte per diminuire le tasse, sia lavoratori dipendenti sia autonomia. Con l'innalzamento a 50mila euro del taglio della pressione fiscale e con l'intervento sulle partite Iva lo Stato andrebbe a spendere circa tre miliardi di euro in più e quindi la metà del 'tesoretto' più le risorse del concordato. Appunto, un compromesso tra il rigore di Giorgetti, condiviso da Meloni, e le richieste molto forti degli alleati della presidente del Consiglio.