Anche Mara Carfagna (sora tentenna) fa la sua scelta

Una scelta per il “bene dell’Italia”? Lasciateci dubitare

Di Giuseppe Vatinno
Politica
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Le si spalanca l’incubo di tornare a ballare a Colorado Café

 

E così finalmente l’evento che numinoso mulinava nell’oscuro cielo politico romano è accaduto: anche Mara Carfagna lascia Forza Italia.

L’ha fatto con una lettera indirizzata, stranamente ma non troppo, a La Stampa in cui ha sciorinato la prevedibile solfa dell’estremizzazione ideologica del centro – destra dopo aver fatto cadere Mario Draghi.

E poi, dulcis in fundo, il suo “programma” politico:

“Le “casacche” che indossavamo – per usare una orribile espressione – non raccontano più la verità, non definiscono più i campi, anzi confondono le idee. Bisognerà cominciare a cucire un nuovo abito per l’Italia moderata, europeista, liberale, garantista, fedele al patto occidentale e alla parola data agli elettori”.

Dunque, come si può dedurre facilmente, anche la “sora tentenna”, ha finalmente avuto il coraggio di fare la sua scelta probabilmente costretta dall’inesorabile avvicendarsi degli eventi.

Lasciateci invece dubitare che sia motivata dal “bene dell’Italia”, come ratta si è poi affrettata a dire.

La sua è stata una scelta di “pura opportunità” fatta da una ex ministra delle “Pari opportunità” -se mi concedete il gioco di parole-, ben sapendo che nel centro – destra c’è già una vera femmina alfa, Giorgia Meloni, che l’avrebbe annichilita in pochissimo tempo, soprattutto nel periodo elettorale.

La potenza di fuoco della bionda leader di Mostacciano è riassunta nel famosissimo mix che divenne un tormentone qualche tempo fa: “Io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono italiana, sono cristiana “.

È chiaro che contro questa roba ben poco potevano le damine di Forza Italia.

Come peraltro è evidente che Mara è stata contagiata dalla “centrite poltronista” che vede il suo focolaio naturale nel ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

Lei, insieme a Renato Brunetta e a Mariastella Gelmini lasciano Forza Italia solo perché la “ministrite” è una brutta bestia che ha una capacità di persuasione pressoché infinita nell’animo umano.

Guardate come ha trasformato Luigi Di Maio che insieme a Alessandro Di Battista dava di matto a Parigi nelle manifestazioni anti-governative francesi con i gilet gialli e poi si è mutato in una sorta di Tabacci de noantri.

E proprio come Di Maio, anche Mara Rosaria Carfagna, non è che avesse mai fatto una professione vera e propria aldilà della politica, anche se almeno una laurea l’ha presa.

Una volta venuto meno il cordone ombelicale con Arcore, le si spalanca l’incubo di tornare a ballare a Colorado Café e a fare qualche Televendita, lo stesso incubo che affligge Di Maio che faceva il bibitaro al San Paolo.

Insomma, questa è la classe politica che abbiamo.

Del resto, ogni volta che ci sono un certo numero di trombate e trombati illustri scatta poi il “riflesso centrista” e cioè i poveretti pur di salvare la pagnotta si auto - illudono dell’esistenza di un luogo mitico, una sorta di Śambhala in cui le anime di tutti gli ex potenti brutalizzati dagli eventi del destino “cinico e baro” possano ritrovarsi ancora insieme per potere ricominciare a sperare.