Marattin: "Non esiste un mio avvicinamento a Forza Italia". E spiega il suo progetto dopo l'addio a Renzi
"Tenere viva la prospettiva di un partito liberal-democratico e riformatore". Intervista
Marattin ad Affaritaliani.it: "Forza Italia è del tutto organica ad una maggioranza a trazione populista e sovranista, e non ha mai impedito le sue scelte anti-mercato e anti-concorrenziali"
"Il motivo per cui ho scelto, insieme a centinaia di dirigenti territoriali dal Piemonte alla Sicilia, di concludere il mio cammino con Italia Viva è molto semplice. Non condivido la scelta di schierarsi in maniera strutturale e a tutti i livelli con la coalizione di sinistra (il cosiddetto Campo Largo). Non condivido né nel merito né nel metodo". Lo spiega ad Affaritaliani.it Luigi Marattin, che ha appena lasciato il partito di Matteo Renzi, Italia Viva.
"Per quanto riguarda il merito, penso che l’Italia abbia già vissuto almeno due volte (nel 1996 e nel 2006) l’esperienza di coalizioni che si presentano al voto avendo opinioni opposte su praticamente ogni dimensione della vita pubblica: dall’ambiente all’energia, dal fisco al mercato del lavoro, dalla politica estera alla scuola, dalle opinioni su mercato, merito e concorrenza fino alla giustizia. Così, forse (ed enfatizzo “forse”) si impedisce all’altra coalizione - spesso altrettanto eterogenea - di vincere, ma non si costruisce una proposta seria e coerente per cambiare il Paese", sottolinea Marattin.
"Per quanto riguarda il metodo, questa decisione - che contraddice non solo l’impostazione presa nel primo e unico congresso di Italia Viva ma addirittura tutta la sua storia ed essenza fin dal 2019 - l’abbiamo appresa aprendo il Corriere della Sera una mattina di luglio. E da lì in poi considerata acquisita, definitiva, immutabile. Senza nessuna discussione, senza nessun dialogo, senza nessuna riflessione collettiva, senza nessuna interlocuzione con i gruppi dirigenti o col territorio. Senza neanche una riunione. Riflette una tendenza, quella ad avere formazioni politiche fortemente verticistiche e personali, che in Italia abbiamo da 30 anni ma che a mio parere ha contribuito al progressivo degrado della politica in questo paese".
"Io resto convinto che questo bipolarismo finto, che assomiglia a un mix tra un reality show e una sfida tra curve ultrà, abbia esaurito il suo compito e non rappresenti appieno la società italiana: anzi, penso che abbia contribuito ad allontanare più di 10 milioni di persone dalle urne, dal 1992 a oggi".
"Venerdì esce un mio libro (“La Missione Possibile: la costruzione di un partito liberal-democratico e riformatore”, edito da Rubbettino) in cui ho provato a spiegare perché, ovviamente a mio parere, in Italia manchi un’offerta politica autonoma dai due schieramenti e che sia compiutamente in grado di offrire una visione coerente di società, di politiche, e di organizzazione partitica. Oltre che un’analisi efficace su perché l’Italia, dall’inizio della globalizzazione, sia stato praticamente il paese al mondo che è cresciuto di meno. E soprattutto, spiego perché una visione del genere è del tutto distinta da quella prevalente nei due attuali schieramenti di “destra” e di “sinistra”", spiega Marattin.
"Essendo questo il mio pensiero, sono destituite di ogni fondamento le ipotesi di un mio avvicinamento a Forza Italia. Che al momento è del tutto organica a una maggioranza a trazione populista e sovranista, e non ha mai impedito le sue scelte anti-mercato e anti-concorrenziali (dai balneari ai tassisti, passando per alcune norme sul mercato dei capitali) nonché l‘ignobile sceneggiata della mancata ratifica del trattato di riforma del Mes".
"Quello che invece intendo fare è lavorare con la neo-costituita associazione Orizzonti Liberali (alla quale stanno aderendo centinaia di ex-dirigenti di Italia viva e non solo) per ripartire dal basso: dai territori, dai sindaci delle liste civiche, da coloro che si sono allontanati dalla politica, dall’Italia che lavora e produce. E soprattutto, lavorare con gli altri attori rimasti nell’area centrale (come i LibDem guidati da Andrea Marcucci, o l’associazione Nos guidata da Alessandro Tommasi) e con le personalità più importanti dell’area, per “accendere una brace” per tenere viva la prospettiva della creazione, entro i prossimi due anni, di un partito liberal-democratico e riformatore", conclude Marattin.