"Mattarella, 7 anni al Quirinale: giudizio negativo. Draghi vuole il Colle..."
Presidente e premier, il bilancio di Luigi Bisignani. Intervista
"Mattarella ha seguito poco la Carta e non ha sciolto il Parlamento quando avrebbe dovuto farlo"
“Sergio Mattarella è stato un bravo nonno degli italiani, ma il giudizio sul settennato non è positivo nonostante la sua straordinaria popolarità”. Luigi Bisignani, intervistato da Affaritaliani.it, traccia un bilancio dei sette anni del Presidente della Repubblica che si stanno ormai per concludere.
“Il giudizio è negativo per diversi motivi. Come costituzionalista Mattarella ha seguito poco la Carta e non ha sciolto il Parlamento quando avrebbe dovuto farlo. Non solo, come Presidente del CSM non ha sciolto nemmeno il Consiglio Superiore della Magistratura, altra sua prerogativa, quando è esploso il primo scandalo che ha portato alle dimissioni di alcuni consiglieri. Di fatto, ha favorito la deriva assoluta della Magistratura con le procure in guerra tra loro a colpi di inchieste ed intercettazioni. Forse aveva proprio ragione Cossiga che voleva mandare i carabinieri a circondare il CSM. E quando diceva che la riforma della magistratura si farà quando i magistrati inizieranno ad arrestarsi tra loro: quasi ci siamo”.
Bisignani prosegue poi nella sua analisi: “Mattarella ha consentito a chi, come Giuseppe Conte, si è presentato agli italiani ‘giocando’ sul curriculum di diventare Presidente del Consiglio senza alcuna esperienza; lo ha anche supportato nella folle deriva della gestione del Covid, con quelle conferenze stampa notturne che hanno personalizzato in un modo mai visto prima il ruolo del premier".
"Come Presidente del Consiglio Supremo della Difesa, poi, Mattarella ha lasciato che un Presidente del Consiglio seguisse in maniera troppo attenta i servizi segreti e si rifiutasse di dare la delega ad un sottosegretario come gli chiedevano a gran vice tutti i partiti”.
E ancora: “Mattarella non voleva inimicarsi i 5 Stelle, che avevano minacciato l’impeachment con Luigi Di Maio, e ha permesso loro di fare e disfare maggioranze a piacimento”. Infine, “il Capo dello Stato ha permesso che i suoi mandarini del Quirinale entrassero in rapporto con il governo e con le altre istituzioni come mai si era visto in precedenza”.
"Draghi ha sbagliato la composizione del suo governo"
Fine anno è anche tempo di bilanci per Palazzo Chigi. Mario Draghi, da quasi un anno Presidente del Consiglio, “è la dimostrazione che in politica, come nella vita, bisogna essere fortunati prima ancora che bravi. Draghi ha trovato una situazione incredibile, con un Premier prima di lui del tutto inadeguato, con gli altri leader europei (Merkel e Macron) in uscita e con i vaccini finalmente pronti. È stato abile a fare la scelta giusta: nelle emergenza bisogna affidare la gestione ai militari (con il generale Francesco Paolo Figliuolo), gli unici in grado di muoversi in modo rapido ed efficiente".
"Draghi ha però sbagliato la composizione del suo governo con i cinque Ministri tecnici che avrebbero dovuto essere i migliori e che invece sono i peggiori. Tra loro Giovannini ai Trasporti, il quale fa addirittura rimpiangere Toninelli; Cingolani che è un caso continuo e Colao che pensa ancora di essere a capo di un’azienda telefonica privata e non un ministro della Repubblica che dovrebbe avviare la digitalizzazione del Paese”.
Le note dolenti non sono finite. Prosegue Bisignani: “Il presidente del Consiglio ha messo un suo caro amico, come il professor Francesco Giavazzi, a Palazzo Chigi creando così una struttura parallela rispetto a quella istituzionale che genera sconcerto e confusione. Per tutti questi motivi Draghi ha capito che con il Pnrr non va da nessuna parte e sta cercando in ogni modo di scappare al Colle, nonostante i ‘pizzini’ che gli arrivano dalle Cancellerie europee perché non si muova da Chigi altrimenti viene giù tutto. Ma lui ci sta provando in tutti i modi e proverà anche la carta, nel caso non riuscisse nel tentativo, di minacciare di dimettersi da capo del governo per arrivare alle elezioni anticipate che la maggior parte dei parlamentari ‘peones’ non vogliono”, conclude Bisignani.