Mattarella si dimette con il premierato. Meloni punta su Nordio al Colle

I tempi? Referendum popolare confermativo nel settembre del prossimo anno

Di Alberto Maggi
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Sergio Mattarella - Carlo Nordio
Politica

Giorgia Meloni ha già affermato più volte che non farà la fine di Matteo Renzi e che anche in caso di sconfitta non lascerà Palazzo Chigi

 

Il Quirinale resta in rigoroso silenzio e osserva con attenzione ciò che sta accadendo in Parlamento sulla riforma costituzionale che introduce l'elezione diretta del presidente del Consiglio. E Sergio Mattarella, fedele custode della Costituzione e molto rigoroso nel rispetto del suo ruolo, non farà alcun intervento e lascerà che le Camere si pronuncino liberamente.

Ma che cosa accadrebbe con l'entrata in vigore del premierato? Fonti ai massimi livelli del Partito Democratico, area Margherita e quindi storicamente vicinissime al Capo dello Stato, assicurano ad Affaritaliani.it che laddove ci fosse l'ok definitivo all'elezione popolare del capo del governo Mattarella si dimetterebbe all'istante lasciando il ruolo di presidente della Repubblica senza alcuna possibilità di cambiare idea.

Nel Centrodestra tutti negano che le dimissioni del Capo dello Stato siano necessarie o richieste, anzi pubblicamente confermano la loro stima per Mattarella, come ha fatto anche Matteo Salvini dopo l'affondo di Claudio Borghi sulla sovranità europea. Ma il dado è tratto.

I tempi? Fine estate del prossimo anno. Considerando i tempi costituzionali della riforma, il referendum popolare confermativo si terrà quasi certamente a settembre 2025. Giorgia Meloni ha già affermato più volte che non farà la fine di Matteo Renzi e che anche in caso di sconfitta non lascerà Palazzo Chigi.

Ma se a prevalere dovesse essere il sì alla riforma, con Fratelli d'Italia mobilitata per contrastare i comitati del no che già stanno preparando Pd e M5S e l'aiuto delle reti Mediaset, le dimissioni di Mattarella sarebbero certe.

I motivi? Non lo stop alla nomina dei senatori a vita bensì il gap che ci sarebbe tra il presidente del Consiglio eletto dai cittadini e quello della Repubblica eletto dal Parlamento e quindi, implicitamente, con una legittimazione inferiore. Soprattutto con questo Parlamento a maggioranza di Centrodestra che ha votato il premierato.

E chi andrebbe al Quirinale al posto di Mattarella? L'ipotesi più sensata sarebbe la seconda carica dello Stato, ma Ignazio La Russa, presidente del Senato, è pur sempre un ex missino di destra-destra e quindi troppo diviso e rischierebbe di lacerare il Paese. E così la carta di Meloni sarebbe quella del ministro della Giustizia Carlo Nordio, ex magistrato, moderato, di area Fratelli d'Italia ma senza un passato missino.