Meloni e Zalone, è nata una coppia: l'alleanza anti-politically correct
Meloni tra le principali avversarie del politically correct in cui ci sta trascinando la cultura liberal prominente del mondo
Giorgia Meloni allo spettacolo di Checco Zalone
La politica si può fare in molti modi e uno di questo è con lo spettacolo e la satira intelligente. Ed è forse per questo che qualche giorno fa Giorgia Meloni ha varcato l’entrata di un teatro storico della Capitale, il Brancaccio, per assistere allo spettacolo di Checco Zalone, “Amor + Iva”.
L’entrata è stata preparata con cura per non turbare lo spettacolo stesso e solo dopo un paio di ore dall’inizio il comico pugliese non ce l’ha fatta più ad ha rivelato al pubblico la notizia: "Non mi fate fare figure di m.... che c'è la presidente del consiglio qua che ha preferito il mio spettacolo al karaoke con Macron".
Quando poi lo spettacolo è finito la Meloni ha lasciato il teatro insieme al suo compagno Andrea Giambruno e al sottosegretario alla Cultura, Gianmarco Mazzi. Zalone passa per un comico di destra, il che sarebbe un’eccezione tra le eccezioni, ma lui stesso ha ammesso di aver votato nel 1996 per Berlusconi che perse, poi Renzi che perse pure lui e l’ultima volta il Pd che ha straperso. Meglio che non voti, insomma.
Però non si capisce se il voto al Pd sia riferito alle ultime elezioni o una generica “ultima volta”, fatto sta che della Meloni ha però parlato bene. Dopo la vittoria così commentò: “Mi ha colpito positivamente la sua capacità di comunicazione”.
Tuttavia resta un fatto: la notizia che Zalone abbia votato per il Pd ha deluso il popolo di destra che già pensava di aver trovato un sostituto ufficiale per continuare la tradizione del Bagaglino, l’unica ufficialmente riconosciuta da quelle parti, ma in ogni caso il suo politically incorrect è sempre all’opera e quello è un tratto distintivo, quasi un marchio di fabbrica della destra internazionale.
Quindi possiamo pensare che come ogni comico di alto livello Zalone abbia le idee confuse anche sulla sua vera natura; lo diciamo per fornire una speranza ai suoi tanti fan quasi tutti di destra. Ma il punto non è come si sente e si auto-rappresenta Zalone ma come è visto e percepito dal suo pubblico.
Il comico ha anche raccontato in una intervista al Corriere della Sera di aver cucinato per la Meloni. «Un’estate ero in vacanza in Puglia con gli amici delle mie figlie, tutti fascistoni, quindi fan di Giorgia. Pure lei era in vacanza lì vicino. E mi mandò un WhatsApp chiedendo di incontrarmi».
Costretto dagli amici Zalone l’invita e cucina per lei con la precauzione di evitare le nocciole, cosa ben nota a chi la conosce ed anche il motivo per cui non può mangiare i celebri Baci a San Valentino, con suo grande dispiacere. Zalone è un comico innovativo proprio perché affonda la sua arte contro lo stupidismo dilagante nel globo terracqueo, il “mondo alla rovescia” in cui siamo caduti come in un universo parallelo irritante e sciocco.
Un mondo alla rovescia dominato dalla cancel culture che abbatte le statue di Cristoforo Colombo e dalla pericolosissima ideologia "Woke”, paladina dell’intolleranza contro la maggioranza. Un mondo in cui si vietano le bocce tonde per i pesciolini rossi perché li maltratterebbero, un mondo in cui la politica appoggia le borseggiatrici in metropolitana e attacca le vittime che le riprendono.
Un mondo che crede ad una ragazzetta come Greta invece che alla Scienza. A tal proposito, sul “mondo alla rovescia”, segnalo un bel libro di Marcello Foa “Il sistema (in)visibile che ci controlla”, da poco uscito. E la Meloni è una delle principali avversarie del politically correct in cui ci sta trascinando la cultura liberal prominente del mondo. Nella sua autobiografia cita a tal proposito una bellissima frase di Gilbert Keith Chesterton: “Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade verranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi d’estate”.
E Zalone è l’unico che può prendere in giro gli eccessi dei “recchioni”, dei “neri” e dei “migranti” - come li chiama lui - senza rischiare il pubblico ludibrio e la galera. E quindi avrà pure votato il Pd ma la sua anima vaga in altre pianure che sono quelle del Walhalla culturale della destra: “Qui habet aures audiendi, audiat”.