Meloni, niente pieni poteri. Alt di Lega e Forza Italia al piano della premier

Premierato, salta la norma del 55% dei seggi per chi vince le elezioni direttamente in Costituzione

Di Alberto Maggi
Meloni Salvini Tajani
Politica

Il premio di maggioranza finirà nella nuova legge elettorale ma con una soglia minima non inferiore al 35% (probabile il 40). Così Fratelli d'Italia non potrà governare senza alleati

 

Salta il premio la maggioranza del 55% di seggi inserito direttamente in Costituzione con la riforma del premierato voluta da Giorgia Meloni. Dopo gli ex presidenti della Consulta, negli ultimi giorni quaranta costituzionalisti sono stati auditi dalla Commissione Affari Costituzionale del Senato, guidata ad Alberto Balboni (Fratelli d'Italia), che ha in esame il testo: e sia gli esperti convocati dal centrodestra che quelli chiamati dall’opposizione ne hanno messo in luce le incongruenze. In sostanza, il premio di maggioranza va inserito nella legge elettorale e non nella Carta.

Ma, secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, non sono tanto i dubbi di tecnici e costituzionalisti a portare alla frenata quanto le perplessità e i timori di Lega e Forza Italia. La ministra Elisabetta Casellati non voleva inserire il 55% dei seggi nel disegno di legge, ma la premier e i suoi fedelissimi di Fratelli d'Italia si sono imposti. Non solo. Nel ddl c'è il premio di maggioranza, ma manca la soglia minima che serve per avere la maggioranza dei seggi alla Camera e al Senato. E fonti di Lega e Forza Italia spiegano ad Affaritaliani.it che, scritta così, la riforma del premierato è fatta per consentire a Meloni, una volta approvata (in caso di vittoria del sì) con il referendum popolare, di correre al voto da sola.

E, forte dei sondaggi, anche solo con il 26-27% dei voti avrebbe la possibilità di governare senza alleati, relegando Antonio Tajani e Matteo Salvini all'opposizione. La norma potrebbe poi essere giudicata incostituzionale dalla Consulta, ma intanto il Parlamento sarebbe stato eletto e per cinque anni Meloni avrebbe pieni poteri. E potrebbe anche eleggere al Quirinale un suo presidente della Repubblica (La Russa o Nordio) con le quasi certe dimissioni di Sergio Mattarella.

Nei giorni scorsi gli esperti di riforme istituzionali di Lega e Forza Italia si sono riuniti e hanno deciso una linea comune: bloccare il piano della premier di avere i pieni poteri. In Commissione, facendo asse anche con le opposizioni, verrà tolto il 55% dei seggi in Costituzione. "Sarà così, non se ne parla nemmeno", spiegano fonti leghiste. E gli azzurri confermano. Poi nella legge elettorale certamente ci sarà un premio di maggioranza (ma con soglia minima di almeno il 35%, impossibile per Fratelli d'Italia senza alleati) e soprattutto estesa non solo a una forza politica, ma anche a una coalizione di partito. Insomma, sventato il piano di Meloni di arrivare ai pieni poteri.

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