Meloni regina dell'anti-immigrazione. Anche la Gran Bretagna si affida al suo modello
Ennesimo riconoscimento dell’efficacia della strategia del governo concentrato a contrastare il traffico degli esseri umani
Meloni regina dell'anti-immigrazione
Dopo il cancelliere tedesco che ormai sembra deciso a cambiare drasticamente registro sulla gestione dei migranti, dopo che il voto in Sassonia e in Turingia ha decretato la sonora bocciatura anche soprattutto su questo tema, ora anche il premier britannico, il laburista, sembra intenzionato a quanto riporta il The Telegraph a studiare quello che ormai sembra davvero diventato un modello Meloni. D’altra parte, anche i recenti dati resi noti da Frontex parlano di una drastica riduzione degli sbarchi sulle coste europee e su quelle italiane in particolare.
Secondo i dati dell’agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, nei primi otto mesi del 2024 gli attraversamenti irregolari dei migranti delle frontiere dell’Ue sono diminuiti del 39%. Un dato molto positivo che deriva sostanzialmente dal crollo degli arrivi sulla rotta balcanica (-77%) e sulla rotta del Mediterraneo centrale (-64%), che porta alle nostre coste.
Secondo quanto scrive l’autorevole giornale britannico, il premier inglese Keir Starmer, infatti, volerà in Italia, per analizzare come il governo di Giorgia Meloni ha più che dimezzato il numero di attraversamenti clandestini di migranti quest'anno. Il governo italiano ha affermato che il premier britannico terrà un incontro a Roma con il primo ministro italiano, che considera un importante alleato nei suoi sforzi per affrontare la crisi delle piccole imbarcazioni.
Meloni e il leader inglese si sono incontrati l'ultima volta a margine della riunione della Comunità politica europea a Blenheim Palace a luglio, e tra le altre cose i due hanno concordato di continuare il loro stretto coordinamento per affrontare la crisi internazionale dei migranti. Il giornale inglese poi si sofferma sull’accordo fatto dal governo italiano con quello albanese, per la realizzazione di centri di accoglienza in territorio albanese, definendolo “diverso dal piano dei Tories per il Ruanda, che prevedeva migranti deportati che chiedevano asilo nello stato dell'Africa centrale senza alcun diritto di tornare nel Regno Unito”.
Anche il nuovo leader britannico laburista che aveva criticato il suo predecessore proprio per la sua intransigenza sui migranti, una volta entrato al numero 10 di Downing Street, evidentemente deve aver fatto un bagno di realismo. È inutile girarci intorno la ricetta dei porti aperti e della tolleranza portata avanti da ampi strati della sinistra europea, ormai sembra essere una ricetta fallimentare.
Quello accaduto in Germania due settimane fa, o in Francia a luglio, o ancora prima in Olanda dimostra come il tema sia diventato centrale nell’agenda politica dei partiti. Quello che serve è un approccio differente che per primo combatta l’indecente speculazione che la criminalità fa del traffico di essere umani. Pare ormai che tutti i leader europei sembrino voler seguire il percorso seguito da Meloni e Von der Leyen lo scorso anno con gli accordi con Tunisia, Libia ed Egitto, paesi da cui partono gran parte dei migranti irregolari.
Anche perché queste sono le soluzioni che sembra prospettare il report di Frontex, secondo il quale a determinare la riduzione delle partenze illegali sarebbero state “le misure preventive adottate da Tunisia e Libia e agli accordi firmati dall’Ue e dai singoli Stati membri con i principali Paesi di partenza”.
Si tratterebbe quindi dell’ennesimo riconoscimento dell’efficacia della strategia portata avanti in questi mesi dal governo guidato da Giorgia Meloni, che fin dall’inizio si è concentrato sulla dimensione esterna del fenomeno migratorio con una strategia che punta appunto a contrastare il traffico degli esseri umani e a bloccare le partenze illegali attraverso una cooperazione paritaria con i Paesi di origine e di transito.
Intanto anche dall’Olanda arrivano voci di una prossima stretta all’ingresso di migranti e alle richieste di asilo. Secondo organi di stampa locali, infatti, il governo olandese presenterà molto presto a Bruxelles, forse già la prossima settimana, una richiesta di opt-out per essere esentata dalla politica di asilo Ue. La ministra per l'Asilo, Marjolein Faber, esponente dell'ultradestra di Geert Wilders, ha annunciato l'intenzione di dichiarare lo stato di crisi nazionale in materia di immigrazione, attuando una stretta che potrebbe prevedere anche lo stop temporaneo dell'esame delle domande di asilo.