Meloni più forte grazie alla competizione Starmer-Macron e dopo la piazza romana europeista. Ecco perché

La premier troverà la quadra con Salvini sull'Ucraina. Inside

Di Alberto Maggi
Politica

Meloni considera quella di sabato l’ennesima puntata di una competizione tra Starmer e Macron da cui si vuole tenere fuori


Non sono giornate facili per Giorgia Meloni, chiamata a un passaggio parlamentare delicato martedì e mercoledì prima di recarsi a Bruxelles per il Consiglio europeo e chiamata ancora di più a verificare se ci sono realmente i margini per esercitare quel ruolo di “ponte” tra Europa e USA che si è voluta intestare. Eppure, per paradosso, le due cose che le potevano dare più fastidio in queste ore (la videoconferenza dei “volenterosi” di Starmer e la piazza europeista di Michele Serra) sembrano quasi finire col rafforzarla. Almeno a sentire i piani alti di via della Scrofa.

Meloni - dice infatti chi la conosce bene - considera quella di sabato l’ennesima puntata di una competizione tra Starmer e Macron da cui la leader di FdI si vuole tenere fuori. Perché non è la sua partita, perché allontana l’Europa da Trump, perché alimenta quella narrazione bellicista di Ursula von der Leyen che comincia a starle molto stretta. Non sono un caso gli accenti critici sul nome del piano “ReArm Europe”, l’astensione degli eurodeputati di FdI sull’Ucraina, la ribadita indisponibilità all’invio di truppe italiane e le perplessità sull’ultima richiesta della Kallas di stanziare altri 40 miliardi per le armi a Zelensky.

Alla sinistra che la taccia di ambiguità, c’è da scommettere che Meloni risponderà con forza nel suo intervento alle Camere, facendo leva proprio sulle ambiguità altrui, come quelle evidenziate dalla piazza di sabato a Roma. Perché, confida ai suoi, la quadra con Salvini come sempre si troverà (quasi certamente con un vertice tra i leader della maggioranza prima dell'intervento in Parlamento, un faccia a faccia o un confronto telefonico, la forma conta poco in questi casi) mentre le opposizioni ancora una volta si divideranno profondamente. E “se alla fine - dicono all’unisono i colonnelli meloniani - dovessero arrivare davvero il cessate il fuoco e poi la ‘pace di Trump’, avrà avuto ancora una volta ragione Giorgia”.

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