In morte del Mio e nostro “cattivo maestro” Toni Negri
Addio, Toni Negri, morto a Parigi all'età di 90 anni. Il ricordo del'ex leader di Autonomia Operaia
In morte del Mio e nostro “cattivo maestro” Toni Negri
Tua figlia Anna ha raccontato che, da ragazza, ti metteva un registratore sulla scrivania e ti faceva ascoltare “Margherita” di Cocciante e tu le dicevi: “Senti il testo : parla di giovani del Movimento, che colorano i palazzi e assaltano il cielo”.
Con il passare dei decenni, grazie a Battiato, ho capito che sei stato il maestro, che mi ha insegnato com’è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire. Le parole dei tuoi libri hanno mosso l’agire. Erano anni di sabotaggio e il calar del passamontagna fece ardere bollori, oggi diventati macchietta, da società dello spettacolo.
Quattro decenni addietro, Scalfari rifiutava anche inserzioni a pagamento, che volevano confutare le menzogne sul 7 aprile. Una data da eclisse del Diritto, compleanno di una magistratura criminogena ed eccezionale, che molti danni si apprestava ancora a perpetrare. Hai sbagliato molto, hai sbagliato bene. La teoria era certosina tra imperi e Stato piano, la prassi ha avuto i suoi inciampi tra galera, esilio e buon ritorno. Hai sostenuto che “La migliore vita sociale è la vita condotta collettivamente, la vita comune” e pensavi, sempre, “che la moltitudine dovrebbe organizzarsi liberamente, come una società amorevole”.
Una bella vita, compagno Negri.
Le tue parole sono ancora presenti.
“La rivoluzione non la si fa, ma ti fa. Bisogna smetterla di mitologizzarla: la rivoluzione è vivere, costruire, continuamente, momenti di novità e di rottura. La rivoluzione è un'ontologia, non un evento. Non si incarna in un nome: Gesù Cristo, Lenin, Robespierre o Saint-Just. La rivoluzione è lo sviluppo delle forze produttive, dei modi di vita del comune, lo sviluppo dell'intelligenza collettiva". Paride Leporace Ex direttore del “Quotidiano della Calabria”.
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