No a Ursula-PSE per colpire Meloni. La linea della Lega fa infuriare FdI
Tensione alle stelle nel Centrodestra, sempre più alta man mano ci si avvicina alle elezioni europee
Ipotesi rimpasto a giugno. Il dietro le quinte del governo "coeso" solo a parole...
Matteo Salvini assicura che il governo durerà cinque anni e, probabilmente, anche altri cinque. Giorgia Meloni afferma che non importa quanto il campo sia largo bensì quanto sia coeso. Apparentemente, dunque, nel Centrodestra si va avanti d'amore e d'accordo. Peccato che non sia affatto così. E più ci avviciniamo alle elezioni europee dell'8-9 giugno e più la tensione tra la Lega da una parte e Fratelli d'Italia e Forza Italia dall'altra sale giorno dopo giorno. E il tema è proprio l'Europa e il futuro delle istituzioni del Vecchio Continente.
La strategia del Carroccio è chiarissima ed è emersa in modo pale sabato scorso alla convention "Winds of change" di Identità e Democrazia, quando Marine Le Pen, in un video, ha addirittura chiesto alla presidente del Consiglio di non appoggiare il bis di Ursula von der Leyen. Probabilmente dietro le parole della leader della destra francese c'è stato un suggerimento dei vertici leghisti che l'hanno invitata a mettere il dito nella piaga.
E non a caso Salvini insiste con due cavalli di battaglia, ribaditi anche ieri da una nota della Lega dopo le parole della premier sul dopo Europee con le quali non ha chiarito l'atteggiamento che avrà Fratelli d'Italia nei confronti del bis di Ursula. Il mantra leghista è mai con il PSE, i socialisti dei quali fa parte anche il Pd, e no a un secondo mandato di Von der Leyen dopo i "disastri" e i "danni" che ha fatto in questi ultimi cinque anni. La linea di Salvini e della Lega è quella della coerenza: esportare il Centrodestra italiano anche in Europa immaginando quindi, almeno ufficialmente, un'alleanza tra il Partito Popolare Europeo, i Conservatori Riformisti di Meloni e Identità e Democrazia del Carroccio e di Le Pen.
Ma Salvini sa perfettamente che, anche se ci fossero i numeri, si tratta di uno scenario assolutamente irrealizzabile. Il Ppe, diviso al suo interno, nega categoricamente qualsiasi alleanza con la destra francese e soprattutto tedesca di Afd, considerata filo-russo e vicina a Vladimir Putin. Non solo, come ha spiegato ieri ad Affaritaliani.it il vicecapogruppo vicario di Fratelli d'Italia Raffaele Speranzon, anche per il partito della premier un'intesa con Afd è esclusa.
Ma la Lega va avanti con linea della coerenza per cercare di dimostrare all'elettorato di destra e di centro-destra di essere l'unica forza politica della maggioranza coerente: mai con la sinistra e no a Ursula bis. Con Forza Italia le divergenze sono palesi e quasi ovvie visto che gli azzurri di Antonio Tajani fanno parte del PPE e si sono già espressi a favore del secondo mandato di Von der Leyen. Ma l'obiettivo di Salvini e del Carroccio è colpire indirettamente la premier e il suo partito per cercare di recuperare voti a destra, anche grazie alla candidatura come capolista in tutta Italia del generale Roberto Vannacci.
Meloni dice che non governerà mai con la sinistra ma non si esprime sul bis di Ursula e afferma che il suo obiettivo è un'Europa di Centrodestra. Ma in Fratelli d'Italia sono perfettamente consapevoli che il PPE - prima forza dopo il voto secondo tutti i sondaggi - riproporrà Ursula o, se ci fossero problemi interni con Manfred Weber che non ama l'attuale presidente della Commissione, la seconda opzione sarebbe Roberta Metsola, anche lei dei Popolari. E sempre in FdI sanno perfettamente che i vertici del PPE pensano a una riedizione dell'attuale maggioranza con i liberali di Emmanuel Macron (ecco perché Salvini spara cannonate sul "guerrafondaio" presidente francese) e inevitabilmente con il PSE di cui il Pd fa parte.
E Meloni, che ora è all'opposizione visto che il commissario italiano è il Dem Paolo Gentiloni, vuole entrare nella nuova maggioranza Ue con un commissario economico di peso, Raffaele Fitto o Adolfo Urso. E per farlo non può certo votare contro la presidente Ursula (o Metsola), nonostante il sostegno anche dei liberali e soprattutto dei laburisti - progressisti del PSE, di cui fa parte il Pd di Elly Schlein. E' ovvio che Meloni in campagna elettorale neghi accordi con la sinistra ma dopo il voto non potrà restare all'opposizione: primo per l'ottimo rapporto politico e personale che ha costruito in questi mesi con Von der Leyen - vedi i viaggi in Tunisia e in Egitto - e in secondo luogo perché sono troppi i dossier aperti che interessano il nostro Paese, dalla lotta all'immigrazione clandestina ai temi economici (Pnrr e non solo).
E Fratelli si vanta dello spostamento a destra di Ursula come successo di Meloni. Ecco perché Salvini continua con il mai con la sinistra e il no al secondo mandato di Von der Leyen, proprio perché sa che in questo modo - con una sorta di patto anti-inciucio che Fratelli d'Italia voleva fortemente in Italia - mette in imbarazzo e in difficoltà la presidente del Consiglio. Da FdI, però, giudicano "ridicola" la strategia leghista e l'irritazione è forte.
Fonti del partito della premier sottolineano come la Lega abbia una "bella faccia tosta" a richiamare il patto anti-inciucio dopo aver governato con il Movimento 5 Stelle rompendo il Centrodestra e dopo aver sostenuto Mario Draghi governando con il Pd e addirittura Roberto Speranza. Insomma, al di là delle parole e delle rassicurazioni sulla coesione e la tenuta dell'esecutivo, dietro le quinte la Lega studia quotidianamente come mettere in difficoltà Meloni e in Fratelli d'Italia la tensione cresce fortemente.
Tanto che se il Carroccio dovesse restare sotto il dato delle Politiche alle Europee di giugno scatterebbe da parte del partito della presidente del Consiglio la richiesta di un rimpasto togliendo un dicastero alla Lega. Ma la stessa cosa farebbe Salvini se invece riuscisse a superare il 10% e erodere consensi a FdI. Altro che governo governo coeso...