Nuovo Pd con Elly Schlein, Serracchiani: "Pronta a un passo indietro"
Capigruppo parlamentari in discussione. Malpezzi punge: "Non l'hanno scelta gli iscritti, ma è la segretaria di tutti. Anche la mia"
Pd, come cambiano i ruoli in Parlamento con la vittoria di Elly Schelin
Debora Serracchiani si dichiara "pronta a un passo indietro" dal ruolo di capogruppo del Pd in Parlamento. Scelta da Enrico Letta, la deputata prende atto del cambiamento del partito, oggi guidato da Elly Schlein e quindi si rende disponibile a lasciare l'incarico.
Più articolato il commento della capogruppo in Senato, Simona Malpezzi: "Da ieri sera Schlein è mia segretaria e lo sarà di tutti” "Ieri c'è stata una grande partecipazione; siamo l'unico partito che si apre e che si mette in discussione".
"Elly Schlein è una segretaria non eletta tra gli iscritti, perché tra loro ha vinto Stefano Bonaccini, ma che ha ottenuto un grande consenso di popolo e questo va tenuto in assoluta considerazione", ha aggiunto.
"Ha una linea chiara che ha illustrato già ieri sera. Il Pd riparte perché noi siamo abituati a una dialettica interna anche forte e non ne abbiamo paura. Io ho sostenuto Stefano Bonaccini ma da ieri sera Elly Schlein è la mia segretaria come degli altri che non l'hanno votata. Ho apprezzato molto le parole con cui Stefano Bonaccini si è messo a disposizione perché noi facciamo così. Serve un lavoro di squadra: chi viene scelto dagli elettori deve essere il segretario di tutti perché noi crediamo in un Pd largo che sappia tenere dentro tutti", ha dichiarato a Sky.
Fioroni: "Addio al Pd, è diventato di sinistra"
Giuseppe Fioroni, ex ministro ed esponente della Margherita. è il primo a lasciare il Pd targato Schlein: “Io sono sempre stato uno con le valigie in mano e stavolta prendo atto che è arrivato il momento” ha dichiarato all’Adnkronos spiegando che con la vittoria di Schlein “nasce un nuovo soggetto che non è più il Pd che avevamo fondato e prendo atto della marginalizzazione dell’esperienza popolare e cattolico democratica”. Fioroni spiega che la vittoria di Schlein “rappresenta al fine di un ciclo politico. Quanto accaduto deve essere visto come una chiamata all’azione per noi cattolici democratici”.