Pd, Bonaccini e Guerini verso Azione. Scissione sempre più vicina
Il no di Schlein al terzo mandato (non concordato) è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso
Ipotesi Stefano Bonaccini candidato capolista con Azione nella circoscrizione Nord-Est (che comprende l'Emilia Romagna) alle elezioni europee
Il voto contrario del Partito Democratico in Prima Commissione, Affari costituzionali, del Senato sul terzo mandato dei Governatori è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Stefano Bonaccini e i suoi fedelissimi della minoranza Dem hanno usato parole di fuoco, arrivando addirittura a mettere a rischio l'unità del partito.
In direzione nazionale la segretaria Elly Schlein aveva promesso un approfondimento sul tema, come chiesto dai sindaci della città medio-grandi e dai Governatori del Pd, e invece in Commissione a Palazzo Madama la segretaria Dem ha dato mandato ai suoi di votare contro la proposta della Lega. Che non sarebbe passata comunque visto il no del M5S, oltre a quello di Fratelli d'Italia e di Forza Italia. Ma per la minoranza del Pd è uno schiaffo inaccettabile.
Ora in aula al Senato il Carroccio ripresenterà l'emendamento per il terzo mandato, tema sul quale si è espressa anche la Conferenza delle regioni chiedendo un confronto con il governo e protestando per non essere stati consultati (d'accordo su questa linea anche Bonaccini, Emiliano e De Luca). Il tema è delicatissimo e arriva al termine di un periodo molto aspro all'interno del Pd. La strategia di Schlein di inseguire l'alleanza con il Movimento 5 Stelle a tutti i costi piace sempre meno ai moderati del partito.
E ora lo schiaffo a Governatori e sindaci. Tanto che si parla insistentemente di una clamorosa scissione, di un Pd a pezzi. La minoranza di Bonaccini e quella del presidente del Copasir Lorenzo Guerini (Base Riformista) starebbero valutando lo strappo e il passaggio in Azione di Carlo Calenda, che ha già imbarcato mezza Italia Viva (Ettore Rosato ed Elena Bonetti) e che chiuderà un accordo con PiùEuropa per le Europee garantendogli così di superare senza problemi lo sbarramento del 4%.
Addirittura si parla di una candidatura di Bonaccini, che comunque non potrà più ricandidarsi in Emilia Romagna, come capolista di Azione nella circoscrizione Nord-Est (che comprende l'Emilia Romagna) alle Europee dell'8-9 giugno. La scissione si porterebbe via circa il 35-40% di dirigenti, militanti e parlamentari e sarebbe una botta durissima per Schlein, proprio ora che stava risalendo nei sondaggi con il doppio colpo sulla mozione sulla Palestina e sull'esposto sul Ponte sullo Stretto che ha portato all'apertura di un'inchiesta da parte della procura di Roma.
Una scissione dei moderati di Bonaccini e Guerini, se si concretizzasse (ipotesi altamente probabile se in aula a Palazzo Madama Schlein confermerà il no al terzo mandato) davvero, potrebbe portare al sorpasso del M5S sul Pd alle Europee e Azione in doppia cifra sopra la Lega e Forza Italia. Una vera e propria rivoluzione politica. Al momento siamo alle ipotesi, ma il malessere è "fortissimo" nella minoranza Dem, come confermano diverse fonti contattate da Affaritaliani.it.