Pd, Schlein mette all'angolo i tre big della sinistra interna. Ma è pronta una nuova corrente moderata (senza Bonaccini). Esclusivo

Decaro candidato in Puglia nel 2025, Emiliano consigliere regionale e poi alle Politiche in Parlamento

Di Alberto Maggi
Elly Schlein
Politica

Pd, Schlein ha man mano messo all'angolo tutti gli esponenti della sinistra che potenzialmente sarebbero potuti essere per lei un pericolo ma che alle primarie l'avevano sostenuta


Il vuoto attorno a sé. Via i caminetti e stop ai capibastone del Pd. All'indomani dell'articolo di Affaritaliani.it sul piano di Dario Franceschini per costruire un correntone con Roberto Speranza, dal Nazareno filtrano nuovi particolari sulla strategia della segretaria e su ciò che potrebbe fare la minoranza interna riformista e moderata. Prima di tutto va detto - raccontano fonti qualificate Dem - che Schlein ha man mano messo all'angolo tutti gli esponenti della sinistra che potenzialmente sarebbero potuti essere per lei un pericolo ma che alle primarie l'avevano sostenuta.

Nicola Zingaretti è stato mandato in Europa, è vero che fa il capogruppo, ma di fatto a Roma sulle decisioni importanti del Pd non ha più voce in capitolo. Gianni Cuperlo con una telefonata è stato esautorato dalla sera alla mattina dal ruolo di presidente della fondazione del Pd che ora è presieduta proprio da Zingaretti, che però stando gran parte della settimana tra Bruxelles e Strasburgo riesce a occuparsene ben poco. E infatti dentro i Dem in molti si lamentano per la mancanza di progetti, proposte e idee da parte della stessa fondazione.

Il terzo grande leader della sinistra interna, Andrea Orlando, si gioca domenica e lunedì la presidenza della regione Liguria contro Marco Bucci. E per la segretaria, politicamente, è una partita win-win: se Orlando vince bene, ma comunque fa il Governatore regionale e non avrà voce in capitolo sulla linea del partito, se l'ex ministro perde uscirà ammaccato e con meno potere.

L'altro grande rivale interno di Schlein è l'ormai ex presidente dell'Anci Antonio Decaro, eletto alle elezioni europee con ben 500mila preferenze, e che secondo quanto Affaritaliani.it è in grado di rivelare sarà il prossimo candidato alle elezioni regionali in Puglia che si terranno nell'autunno del 2025. Michele Emiliano, invece, correrà per diventare consigliere regionale aspettando le elezioni politiche per poi candidarsi per il Parlamento (probabilmente al Senato) nel 2027 (o prima se dovesse, difficilmente, implodere il governo di Centrodestra guidato da Giorgia Meloni).

Poi c'è un altro punto molto importante nello schema interno ai Dem e riguarda il presidente del partito ed ex rivale di Schlein alle primarie Stefano Bonaccini. L'ex Governatore dell'Emilia Romagna, che in teoria guida la minoranza interna dei moderati ex Base Riformista, negli ultimi mesi ha una posizione giudicata dai suoi fedelissimi molto soft nei confronti dei vertici del Pd. Troppo soft, anche perché ci sarebbe stato un accordo con la stessa Schlein tale per cui Bonaccini ha potuto andare in Europa scegliendo lui il suo successore ovvero il candidato super favorito (avanti di 13 punti percentuali nei sondaggi) alle Regionali di novembre in Emilia Romagna, Michele de Pascale, sindaco di Ravenna.

E quindi Bonaccini, visto il quadro descritto, non ha certo voglia di fare opposizione interna alla segretaria. Ma il prossimo 30 novembre a Roma ci sarà un convegno proprio dell'area di Bonaccini e da ex Base Riformista fanno trapelare che senza una presa di posizione netta del presidente del partito, soprattutto in politica estera, riformista e moderata, i suoi fedelissimi lo lasceranno formando una nuova corrente interna.

Stiamo parlando prima di tutto dell'ex ministro della Difesa e presidente del Copasir Lorenzo Guerini, del responsabile Pnrr e riforme della segreteria Alessandro Alfieri, del sindaco di Bergamo Giorgio Gori, dell'ex responsabile esteri del Pd Lia Quartapelle e di molti altri esponenti Dem ex Base Riformista i quali, anche a locale da Nord a Sud, sono sempre più insofferenti per le scelte politiche di Schlein e in particolare per essersi intestardita sul campo largo ormai tramontato da tempo. Una nuova corrente moderata potrebbe quindi nascere nei Dem prima di Natale, senza Bonaccini che resterà presidente e in mezzo al guado.

Il tutto sempre in attesa dell'esito anche del voto in Umbria e di possibili scossoni interni. Riposizionamenti e manovra dietro le quinte, insomma, frutto della decisione della segretaria di chiudere su se stessa, ascoltare solo i suoi fedelissimi e aver abolito il confronto interno con le varie anime del Pd.



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