Pd, così Bonaccini progetta la "nuova sinistra". Correnti: la mappa aggiornata
Il presidente dell'Emilia Romagna forma la squadra e pensa a un "partito popolare e da combattimento". Ecco cosa vuole fare - INSIDE
Bonaccini, prima va ridefinita l'identità del Pd e poi si pensa alle alleanze
“Sono abituato ad andare ogni giorno nei luoghi dove le persone vivono, lavorano e studiano: nelle imprese, nelle strutture sanitarie e nelle scuole, nelle strutture della cultura, dello sport e del terzo settore. Sia chiaro: lavoro è la priorità per il Pd che abbiamo in testa, un partito popolare e da combattimento, che torni a essere in sintonia con le persone e la società. Vogliamo un partito laburista che sappia interpretare i bisogni di chi lavora e che metta al centro tutti i lavori: i lavoratori, di qualsiasi comparto e attività, hanno bisogno di una rappresentanza politica moderna per contrastare la precarietà, che colpisce soprattutto i giovani, e per tutelare i diritti delle donne”. Così Stefano Bonaccini, candidato alla segreteria del Pd, delinea il futuro del partito.
Nella corsa al congresso, il presidente dell'Emilia Romagna conta su sostegni davvero importanti: l'intera corrente di Lorenzo Guerini (Base Riformista, gli ex renziani), il nuovo soggetto lanciato da Piero Fassino (Iniziativa Democratica, con alcuni ex di Area Dem) e diversi nomi di spicco quali Dario Nardella, Michele Emiliano, Pina Picerno, Patrizia Toia, Pierluigi Castagnetti, Matteo Ricci, Giorgio Gori, Emilio Del Bono e Lia Quartapelle.
I progetti in cantiere: "nuova sinistra" e "nuova socialdemocrazia"
In quadro come quello sopra delineato, potrebbe subentrare la tentazione di pianificare già il futuro e le possibili alleanze, ma, a quanto affaritaliani.it può rivelare, nell'area di Bonaccini è in corso una vera riflessione sull'identità del partito. Uno dei principali sostenitori della mozione, un alto dirigente del partito, parla di “nuova sinistra”, nel senso che è necessario “aggiornare l'idea di socialdemocrazia, tenendo insieme i diritti sociali e quelli individuali. Questo anche perché sono entrati in campo dei diritti che stanno a metà, come il diritto all'ambiente, che ha influenza su tutti e due i campi”. In quello che viene descritto come un processo simile a quello del Partito Socialista che si distanziò dal marxismo, bisogna anche “aggiornare lo Stato sociale”, sottolineando sia gli errori di valutazione dell'ala sinistra, sia di chi guarda al Terzo Polo: “Siamo critici sull'assistenzialismo sociale, ma anche sull'eccessivo liberismo, che si è tradotto in una fede troppo profonda nella globalizzazione. L'idea che la libera circolazione delle persone e delle merci avrebbe in automatico portato benessere, senza regole, si è rivelata sbagliata”.
Saranno quindi le idee a definire il campo d'azione, perchè viene considerato superato il modello di inventato da Romano Prodi e Walter Veltroni, nel quale posizioni molto diverse stavano insieme nel nome della contrapposizione a Silvio Berlusconi. Solo dopo aver elaborato questo passaggio, il Pd potrà ragionare sulle alleanze, che potranno essere “da persone intelligenti: a volte con il M5S e a volte con il Terzo Polo, verso il quale ovviamente Bonaccini sarà più predisposto”.
Nel mirino c'è quindi un cambiamento profondo, che di certo non si esaurirà con il congresso e il voto delle primarie del 19 febbraio. Il 2023 si annuncia come un anno “complicatissimo” sul piano economico, sia perchè il Covid-19 non è affatto finito, sia perché le mosse del Governo Meloni denotano – secondo il Pd – un fiato molto corto. Per quanto sia possibile che la maggioranza abbia bisogno quantomeno di una verifica in corsa, Bonaccini non vede scorciatoie e prevede di stare a lungo all'opposizione, per rigenerarsi senza badare troppo ai competitor che vivono di soddisfazioni effimere, legate ai sondaggi o magari alle prossime regionali, due sfide molto difficili per i Dem.
Per quanto la sua vocazione sia fortemente riformista, il Pd di Bonaccini intende tenere in grande considerazione il contributo di Gianni Cuperlo, esponente della cosiddetta ditta. “E' una persona moralmente pura, che non fa calcoli e merita rispetto” - conclude il dirigente Dem - “Certamente gli ha dato molto fastidio il fatto che Elly Schlein si sia candidata alla segreteria senza essersi prima re-iscritta al partito e pensava che qualcuno dovesse salvaguardare un pezzo di radice storica di uno dei due partiti fondatori del Pd. Nella seconda fase vedremo, dipenderà anche dalla possibilità che qualcun altro (magari dall'area-Orlando) possa covergere sulla sua candidatura. Ma Gianni certamente lo ha fatto anche perché sente di godere di stima anche fuori dai giri abituali del partito, ad esempio in ambito intellettuale, e crede che il suo apporto possa favorire la partecipazione. Inizialmente, d'altra parte, nessuno era identitariamente vicino alla Schlein. La sinistra storica ha in mente un'idea di partito che è diversa da quella movimentista... poi magari finirà che anch'essa si adeguerà alla situazione”.