Pd ko tra filo-Israele e filo-Palestina. I nomi: chi sta con chi. E Schlein...

La segretaria, più vicina ai palestinesi, costretta a fare l'equilibrista per evitare la frattura del partito

Di Alberto Maggi
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Elly Schlein
Politica

La segretaria Schlein, teoricamente più vicina alle posizioni palestinesi che israeliane, tiene una pozione equilibrata

 

La guerra tra Israele e Hamas, che rischia di ora in ora di allargarsi ad altri Paesi del Medio Oriente, e le manifestazioni di questi giorni in Italia stanno mettendo in luce le profonde spaccature nel Partito Democratico in uno dei più delicati temi di politica estera.

Schierati senza se e senza ma con Israele, anche in caso di invasione totale della Striscia di Gaza, ci sono l'ultimo segretario dei Ds Piero Fassino, ex responsabile esteri del Pd, Lorenzo Guerini, presidente del Copasir, ex ministro della Difesa con legami molto forti con i vertici della Nato, Lia Quartapelle, responsabile esteri nella segreteria di Elly Schlein, Vincenzo Amendola, ex ministro degli Affari europei, Nicola Zingaretti, ex presidente della regione Lazio, Alessandro Alfieri, senatore del Pd e responsabile Riforme nella segreteria di Schlein e l'ex deputato Emanuele Fiano, storico volto Dem di religione ebraica molto presente nelle trasmissioni televisive che in questi giorni dibattono sul conflitto in Medio Oriente.

Al fianco dei palestinesi, non certo di Hamas sia chiaro, ma su posizioni molto critiche con Israele, soprattutto per l'imminente invasione della Striscia di Gaza, ci sono il responsabile esteri dell'attuale leadership Peppe Provenzano, l'ex ministro della Giustizia Andrea Orlando - leader della sinistra interna -, l'ex presidente del Pd Gianni Cuperlo e Paolo Ciani, vice-capogruppo del Pd alla Camera vicino alla comunità di Sant'Egidio, che già sull'Ucraina si era espresso in modo molto chiaro contro l'invio di armi su posizioni lontane da quelle della Nato.

Uno spaccato della frattura interna che si ripercuote anche a livello territoriale nelle regioni e nelle amministrazioni locali, oltre che ovviamente in Parlamento tra deputati e senatori. La segretaria Schlein, teoricamente più vicina alle posizioni palestinesi che israeliane, tiene una posizione equilibrata, intermedia. Non per scelta politica o ideologica per cercare di evitare polemiche ed eventuali scissioni nel partito nel caso in cui prendesse una posizione netta.

Ad esempio Schlein è stata la prima a manifestare solidarietà all'ambasciatore israeliano dopo l'assalto dei terroristi di Hamas dello scorso 7 ottobre, ma allo stesso tempo ha anche criticato (anche se in modo meno aspro rispetto a come ha fatto Giuseppe Conte) l'astensione dell'Italia all'assemblea generale dell'Onu sulla risoluzione presentata dalla Giordiania. Una posizione che qualcuno definisce "né carne né pesce" ma inevitabile. Obtorto collo, Schlein deve tenere il piede in due scarpe, pena il pericolo di fibrillazioni e, teoricamente, di scissione nel Pd.