Pd, malumore contro Schlein per le liste. Dopo il voto Elly salta e arriva...

I big Dem hanno stoppato la candidatura di Ilaria Salis ma dietro le quinte cresce la rabbia non solo della minoranza per le liste

Di Alberto Maggi
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Elly Schlein
Politica

Europee, liste Pd un fritto misto che rischia di far esplodere il Nazareno

 

"La candidatura di Ilaria Salis non è all'ordine del giorno", ha annunciato ieri la segretaria del Pd Elly Schlein provocando la delusione (e la rabbia) del padre dell'attivista detenuta in Ungheria che ha parlato di "gestione pessima" dell'eventuale candidatura della figlia Ilaria alle Europee dell'8-9 giugno. Ma dietro la decisione di Schlein, improvvisa e inattesa perché si ipotizzava la circoscrizione - Isole o Centro -, c'è stata una sorta di rivolta di tutti i big Dem.

Dario Franceschini, Piero Fassino, Stefano Bonaccini, Nicola Zingaretti, Lorenzo Guerini e molti altri maggiorenti del Pd, sia della minoranza sia della maggioranza, hanno esercitato un fortissimo pressing su Schlein per escludere la candidatura di Ilaria Salis. La segretaria è già nel mirino per voler riempire le liste delle Europee - soprattutto come capolista e in seconda posizione - di figure esterne che non convincono e spesso considerate troppo "radicali" che ci mancava solo l'attivista detenuta in Ungheria. E stavolta Schlein ha ceduto. Ma il malessere all'interno del Nazareno rimane immutato.

Ieri è uscita la notizia di una candidatura di Paolo Berizzi, giornalista di Repubblica da tempo sotto scorta per le ripetute minacce dei fascisti. Berizzi potrebbe essere candidato come numero due nel Nord Ovest dietro Cecilia Strada, figlia del fondatore di Emergency in passato spesso critica con il Pd. Poi ci sono le candidature di Marco Tarquinio (ancora in bilico) e di Lucia Annunziata, capolista al Sud, che stanno facendo molto discutere all'interno del Pd. In particolare l’ex direttore di Avvenire è contrario al sostegno armato all’Ucraina e ai nuovi diritti, essendo fortemente cattolico.

Nel Nord est, dietro il capolista Stefano Bonaccini, che ha chiesto e ottenuto il primo posto, c’è Annalisa Corrado, della segreteria nazionale, che ha posizioni ostili al nucleare e ai termovalorizzatori: e si candida nella terra più tecnologicamente avanzata del Paese. A seguire Alessandro Zan che sui diritti ha posizioni che mezzo Pd non condivide e opposte rispetto a quelle di Tarquinio.

Una sorta di fritto misto di sinistra-sinistra che un po' strizza l'occhio al M5S per il no alle armi all'Ucraina, un po' alla comunità LGBT con Zan e un po' al mondo cattolico con Tarquinio. A farne le spese sono i moderati, i riformisti Dem preoccupati di non essere eletti per la concorrenza interna di queste figure esterne al Pd. Stiamo parlando ad esempio di Pina Picierno, una riformista che rischia come Elisabetta Gualmini, Alessandra Moretti, Irene Tinagli. Le liste dovranno essere approvate dalla direzione nazionale tra due settimane: vedremo se qualcuno si alzerà a parlare contro. Certamente all'interno del Pd c'è molto fermento. E i big che hanno stoppato la candidatura di Ilaria Salis potrebbero anche lasciar passare le scelte di Schlein (che sarà candidata in terza posizione in tutta Italia) per poi aspettare il flop (sotto il 20% o addirittura sotto il 19) per chiedere subito dopo le elezioni le dimissioni della segretaria e convocare l'assemblea nazionale per eleggere Paolo Gentiloni segretario (che non a caso non si candida l'8-9 giugno).