La piazza europeista ha diviso ancora di più il Pd e le opposizioni. I motivi del 'boomerang'
Dietro le bandiere Ue solo spaccature, nulla è rimasto
Manifestazione per l'Europa
La piazza pro-Ue? Un favore al governo. Ecco perché
Un boomerang. Una maionese impazzita. Un piazza balcanizzata. Si possono utilizzare tante espressione per decifrare a freddo la manifestazione europeista di piazza del Popolo a Roma di sabato scorso, organizzata da Michele Serra e sponsorizzata dal quotidiano la Repubblica, ma il senso è sempre lo stesso: quella piazza, anziché unire un barlume di cosiddetto campo largo o Centrosinistra che si opponga al Centrodestra meloniano, ha solamente fatto emergere ancora di più le contraddizioni nelle opposizioni e perfino all'interno dello stesso Partito Democratico, malgrado Elly Schlein abbia cercato di affermare l'opposto.
Il primo punto è l'assenza totale del Movimento 5 Stelle e di Giuseppe Conte da piazza del Popolo, la plastica dimostrazione che non c'è un briciolo di intesa con il Pd, almeno sul fronte del posizionamento internazionale e degli equilibri geo-politici. Anzi, i 5 Stelle, che avranno una loro manifestazione ai primi di aprile, continueranno a rimarcare la loro durissima opposizione al piano di riarmo di Ursula von der Leyen attaccando non solo il governo ma anche chi sostiene queste posizioni della presidente della Commissione europea.
E questo significa fare la guerra a mezzo Pd ovvero tutta quella parte moderata e riformista che ha votato a favore contro le indicazioni di astenersi della segretaria al Parlamento europeo. E più aumenterà la pressione pacifista del M5S, e in parte anche di Alleanza Verdi Sinistra, e più Schlein sarà costretta a spostarsi a sinistra, non solo sulla politica estera, ma anche sui referendum della Cgil di giugno sulle tematiche del lavoro.
E il risultato, inevitabile, sarà quello di far aumentare esponenzialmente le spaccature e le fibrillazioni all'interno degli stessi Dem. Ormai a microfono spento sono in tanti - nella minoranza liberal e moderata - a sostenere che serve un congresso al più presto e che il candidato alla presidenza del Consiglio deve essere Paolo Gentiloni e non l'attuale segretaria. Tra questi ci sono certamente Lorenzo Guerini, Stefano Bonaccini, Romano Prodi, Piero Fassino e forse anche (a breve) Dario Franceschini. E nello stesso Pd fanno notare un passaggio fondamentale che in pochi hanno sottolineato.
Al Parlamento europeo Schlein è andata sotto (perché Lucia Annunziata avrebbe dovuto votare sì al piano Ursula poi non si è ben capito se abbia sbagliato o se le sia stato implorato di astenersi per evitare il fallimento della segretaria) non con candidati scelti da un altro segretario ma con eurodeputati eletti l'anno scorso con le liste fatte proprio da Schlein. Quindi non è arrivata in corsa trovandosi di fronte 'truppe avversarie' ma sono più della metà delle sue truppe che non l'hanno seguita, Bonaccini (presidente del partito) in testa. Tutto ciò senza dimenticare che i Dem possono anche crescere a sinistra, anche se stanno calando nei sondaggi, e arrivare al 23-24% ma da soli non governeranno mai.
E tra Azione, con Carlo Calenda che un giorno parla di nuova formazione centrista e un altro addirittura non esclude il Centrodestra, e i 5 Stelle c'era e c'è soprattutto dopo la piazza europeista romana un abisso incolmabile. Al centro in teoria poi c'è anche Matteo Renzi, ma Italia Viva è ridotta a poco più del 2% e - dicono fonti Dem - all'ex premier interessa tenere il rapporto con il Nazareno per garantirsi qualche seggio sicuro alle prossime elezioni politiche. Ma sappiamo bene che Conte vede Renzi come il fumo negli occhi e quindi un altro problema per Schlein.
Così come la posizione di PiùEuropa. Riccardo Magi era in piazza del Popolo sabato scorso, ma su temi economici (ad esempio ma non solo i referendum della Cgil) le distanze con il Pd ufficiale (quello della segretaria), con il M5S e con AVS sono siderali. Insomma, Serra e Repubblica alla fine hanno fatto un favore al governo e al Centrodestra facendo esplodere ancora di più le contraddizioni delle opposizioni sparpagliate, divise internamente, e lontanissime tra loro su molti temi. Non solo sull'Europa. E tantomeno da quella piazza romano è emerso un leader in grado di unire il Centrosinistra.
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