Pd senza M5s ma con Di Maio e Sala. Agenda Draghi con SuperMario premier

Letta molla Conte e guarda al ministro degli Esteri uscente e al sindaco di Milano. Si pensa a candidare subito Draghi per il bis

Politica
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Letta spacca il campo largo e guarda a Di Maio e Sala

L'asse con il M5s è spezzato, il campo largo se non è chiuso per sempre, è senz'altro da ripensare con protagonisti nuovi. Enrico Letta non accetta alibi da chi ha prodotto e consumato lo strappo nel governo: la responsabilità è condivisa da tutti quelli che hanno fatto mancare la fiducia. Anche da Giuseppe Conte, dunque, con il quale il segretario dem ha mediato tutto il giorno, anche personalmente, incontrandolo assieme a Roberto Speranza. 

Per questo "ora pensiamo a noi" è la certificazione di un nuovo corso che comincia con una campagna elettorale estiva. Un campagna che, dice il segretario, si preannuncia "surreale". E, tuttavia, il Partito democratico ha dato prova di saper gestire appuntamenti di questo tipo, ricorda Letta riferendosi alle regionali del 2021. E' l'nizio della campagna elettorale che Letta chiede di affrontare "con gli occhi di tigre".

Archiviato il campo largo, quello che sembra delinearsi è una sfida tra un'area Draghi formata dai partiti che ieri hanno votato la fiducia e gli altri, il centrodestra da una parte e il M5s, dall'altra. "Il segretario è stato chiaro nel dire che ci sono responsabilità evidenti, che c'è stato chi ha voluto lo sfascio. Sono tre partiti, la Lega, Forza Italia e Movimento 5 Stelle", osserva la deputata Pd Anna Ascani. Per farlo, tuttavia, occorre riannodare o stringere le maglie fra il Pd e gli altri partiti che si candidano a fare parte di quest'area. Insieme per l'Italia, Italia Viva e Azione, prima di tutto. Ma si guarderebbe anche a Luigi Di Maio e al sindaco di Milano Beppe Sala.

Il Pd vuole creare un "campo Draghi" con Supermario candidato unico a Palazzo Chigi

Un po' tutti ammettono nel Pd che il baricentro del nuovo campo sarà proprio Mario Draghi. E nonostante Franceschini sostenga che Draghi non sarà in campo c'è chi pensa il contrario. Ecco che cosa scrive la Stampa questa mattina: "A Vittorio Sgarbi è bastata una passeggiata in Transatlantico per capire cosa si sta muovendo: «Nasce il partito di Draghi senza Draghi. Il dramma dell’area governativa di Forza Italia rivela che, intorno a Draghi, che verrà indicato dal centrosinistra come candidato premier senza iscriverlo in nessuna lista, si creerà un partito di nostalgici che ne chiederanno il ritorno nel prossimo governo con un definito peso politico»".

Come sottolinea Ilario Lombardo su La Stampa, "Draghi è un brand che fa gola a tanti, a maggior ragione in una campagna elettorale improvvisa e inedita che ha diversi importanti limiti". Ma lo stesso Lombardo sottolinea che "non è lui a cercare incoronazioni, a dare segnali, a tessere trame. Anzi. Sentendo tutte le fonti a lui più vicine a Palazzo Chigi, si riceve sempre la stessa risposta. Il precedente di Mario Monti è ben chiaro all’ex presidente della Bce e non vuole replicarlo. Non farà la sua fine, dicono e ridicono i collaboratori. Draghi sente le strattonature alla giacca, dei leader che lo hanno sostenuto, ma non vuole dare alcuna sponda per una candidatura occulta come futuro premier".

Ma secondo la Stampa il piano sarebbe quello di creare una campagna elettorale tutta basata sull'idea di portare avanti l’Agenda Draghi, con SuperMario come unico candidato premier. 

Franceschini conferma: "Col M5s è finita"

"Questo strappo rende impossibile ogni alleanza con i 5 Stelle. La rottura sulla fiducia al governo rende impossibile l'alleanza". Il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, è netto in una intervista al Corriere sui rapporti del Pd con i 5 Stelle dopo la fine del governo Draghi. Ora lo sguado è fisso alle prossime elezioni, del 25 settembre.

"Credo - dice - che saranno sostanzialmente una sfida tra chi ha difeso Draghi e chi invece ha buttato tutto a mare. Si svolgeranno secondo uno schema temporaneo ma un po' diverso rispetto alla normalità". Franceschini ritiene che il confronto questa volta sarà tra "le forze e le persone che hanno votato la fiducia, o che l'avrebbero votata alla Camera, un campo che si compone intorno al Pd, poi con il partito decideremo come e dall'altra chi ha affossato Draghi. Tra chi lo ha difeso ci sono forze e personalità diverse che potranno stare insieme in un rassemblement elettorale, non improvvisato per vincere nei collegi uninominali". In sostanza "da una parte gli europeisti e i riformisti che hanno sostenuto l'esperienza del governo Draghi e l'avrebbero continuata, dall'altra parte i sovranisti, gli anti europeisti, il centrodestra senza più centro". 

Di Maio s'offre al Pd: "Noi con responsabili, agenda del governo nostro programma"

"La crisi ha stravolto di nuovo gli schemi politici. Restano i riferimenti ideali, la sinistra e la destra. Ma è nata una nuova categoria: gli irresponsabili, raggruppamento a sé". Così il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, intervistato dal Corriere della Sera."Io sto con l’altra parte, con la responsabilità e le riforme per cambiare il Paese - prosegue - Un esempio? Il salario minimo. Non lo puoi imporre alle parti sociali, lo fai con la concertazione, perché non si può guadagnare uno, due euro all’ora. Dignità, sempre. E vale anche per le imprese che pagano un mare di tasse. L’agenda Draghi è responsabilità nazionale. Ma anche un governo repubblicano, come ha detto lo stesso premier. Metteremo d’accordo i soggetti politici e saremo pronti".

Guardando alle elezioni del 25 settembre e alle possibili coalizioni "non lo possiamo decidere adesso, in questo istante... ma le forze politiche che gioiscono per la caduta di Mario Draghi e le forze che comprendono la delicatezza del momento saranno in campi diversi. Io non scommetto contro l’Italia".