Pd, spallata al governo? No, auto-spallata. La linea di Schlein è un flop

L'amara analisi in casa Dem all'indomani del ko in Abruzzo alle elezioni regionali

Di Alberto Maggi
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Politica

La "spallata" al governo è diventata un'auto"spallata" a se stessa che fa emergere tutti i limiti della linea politica di Schlein

 

"Diamo la spallata al governo", aveva detto Elly Schlein prima delle elezioni in Abruzzo chiudendo la campagna elettorale per Luciano D'Amico. All'indomani della sconfitta pesante del campo largo, già naufragato, e del successo netto di Marco Marsilio e del Centrodestra per la segretaria del Pd si tratta di una doccia gelata e di una forte battuta d'arresto. La vittoria in Sardegna di Alessandra Todde (non ancora ufficializzata e con Paolo Truzzu che sta recuperando voti nel controllo dei verbali delle sezioni) aveva illuso il Nazareno di aver trovato la soluzione per mandare a casa Giorgia Meloni e il suo esecutivo.

Falso, sbagliato. Prima di tutto, al di là di come finirà in Sardegna, anche nell'Isola a livello di partiti ha vinto nettamente il Centrodestra e l'eventuale vittoria di Todde è arrivata solo alla scelta sbagliata del candidato e alle liti nel Centrodestra fino alla presentazione delle candidature. In Abruzzo il candidato del campo largo, anzi larghissimo, era forte, autorevole e noto. Eppure è arrivata una bruciante sconfitta. Un bagno di umiltà che riporta le lancette indietro a prima del voto sardo e alle contraddizioni interne al Pd.

La lezione per Schlein - spiegano fonti della minoranza riformista che fa capo a Stefano Bonaccini e Lorenzo Guerini - è che la mera somma aritmetica dei partiti non funziona. Non crea un'alternativa al Centrodestra. In sostanza, non basta mettere insieme sigle per vincere. Il paradosso è che il Pd ha ottenuto un ottimo risultato di lista, oltre il 20%, seconda forza regionale, con un crescita consistente rispetto alle elezioni politiche del 2022.

Ma questo è anche il limite della segretaria Dem. Da un lato il tracollo dei 5 Stelle porterà Giuseppe Conte a essere ancora più prudente sulle alleanze con i Dem perché in Sardegna hanno portato a casa un magro risultato di lista ma la Governatrice, però stando insieme al Pd vengono fagocitati e in questo modo si smonta piano piano il progetto del M5S come partito di sinistra-sinistra che dialoga con Maurizio Landini e ruba voti al Pd. Dall'altra parte, al centro, Azione di Carlo Calenda (non parliamo nemmeno di Matteo Renzi) ora potrebbe allontanarsi dal Pd già a partire dal prossimo appuntamento elettorale, domenica 21 aprile in Basilicata dove il Centrodestra, unito, ripresenta Vito Bardi e i Dem non hanno aperto alcun canale di dialogo con il centro, che probabilmente andrà da solo (come in Sardegna).

La verità è che il Pd come lista cresce e recupera voti ma la strategia della segretaria di mettere tutti insieme, di costruire campi larghi o larghissimi è stata un fallimento. E in Sardegna la vittoria di Todde è stata solo un incidente di percorso di Meloni e del Centrodestra. La "spallata" al governo è diventata un'auto"spallata" a se stessa che fa emergere tutti i limiti della linea politica di Schlein e l'assenza totale di un'alternativa nazionale per arginare Meloni e la sua maggioranza.