Pechino corre ai ripari in attesa della stangata di Trump sui dazi: via al maxi piano per rifinanziare i debiti locali

Economia cinese sull'orlo della crisi: la manovra è la misura di riduzione del debito della Cina più potente negli ultimi anni. La paura che Trump introduca nuovi dazi ha spinto a un intervento massiccio

di Francesco Crippa

Donald Trump - Xi Jinping

Politica

Dalla Cina maxi piano da 840 miliardi per rifinanziare il debito pubblico degli enti locali

La Cina gioca d’anticipo. Oggi (venerdì 8 novembre), il Comitato permanente dell’Assemblea del popolo ha approvato un aumento del tetto del debito nascosto dei governi locali pari a 6mila di yuan, quasi 840 miliardi di dollari. L’obiettivo è duplice: sostenere un’economia in difficoltà e proteggersi preventivamente dagli effetti di una possibile guerra commerciale scatenata nel prossimo futuro da Donald Trump.  

Edilizia e immobiliare i settori più interessati

L’intervento fa parte di un più ampio pacchetto di rifinanziamento del debito da 1,4 trilioni di dollari in cinque anni, ma non prevede uno stimolo diretto all’economia. Stando al ministro delle Finanze Lan Faon un intervento di questo tipo potrebbe arrivare nel prossimo futuro: secondo alcuni analisti, scrive Reuters, la Cina starebbe semplicemente temporeggiando in attesa che Trump si insedi ufficialmente alla Casa bianca a gennaio. In ogni caso, spiega l’emittente statale Cctv, la manovra è comunque “la misura di riduzione del debito della Cina più potente negli ultimi anni”, e permetterà di liberare spazio di spesa per i governi locali “allo scopo di sviluppare meglio l'economia e di proteggere i mezzi di sostentamento delle persone”. Il provvedimento riguarda i debiti nascosti, cioè quei debiti che vengono contratti dai governi ma che non vengono resi noti alla cittadinanza, e sarà valido per il biennio 2024-2026. In particolare, spiega Channel News Asia (Cna, giornale di Singapore), sono due le direttrici verso cui dovrebbe indirizzarsi la nuova possibilità di spesa. Da un lato l’acquisto di terreni da destinare allo sviluppo edilizio, dall’altro un intervento mirato a risollevare il mercato immobiliare in crisi fin dai tempi della pandemia da Covid-19. 

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I dazi di Trump

Il fatto che la misura sia stata approvata solo oggi da parte non è casuale. La Cina, infatti, è alle prese con un’economia sull’orlo della crisi da diverso tempo: gli investimenti crescono meno del previsto, così come la produzione industriale, mentre mercato del lavoro e consumi vanno a rilento.  Nel secondo trimestre del 2024 il pil è cresciuto del 4,7%: un dato più basso rispetto al primo trimestre (+5,3%) e anche rispetto all’obiettivo prefissato del 5%. Già a settembre Pechino aveva tentato di stimolare l’economia con una serie di misure che comprendeva tagli ai tassi d’interesse e allentamento di alcune restrizione sull’acquisto delle case. L’aumento al tetto del debito era in discussione già da un mese e la riunione che lo ha approvato era calendarizzata per la seconda metà di ottobre.

Tuttavia, si è deciso di rinviarla per aspettare l’esito delle elezioni statunitensi. “A nostro avviso, le probabilità che il sostengo economico sia più ampio cresceranno se dovesse vincere Trump”, aveva detto in un’intervista Lynn Song, capo economista per Greater China della banca Ing. E così è stato. La paura che The Donald introduca nuovi dazi ha spinto a un intervento massiccio, tra l’altro nel giorno stesso in cui l’Unione europea ha riavviato il dialogo per ridurre i dazi sull’import di auto elettriche cinesi. Eppure, non tutti credono che il fattore-Trump sia un rischio per il Dragone. La sua vittoria “non è necessariamente una cattiva notizia per la Cina se può ‘pressare’ Pechino a uno stimolo [economico] maggiore”, ha scritto su X Qi Wang, responsabile della gestione strategica della comunicazione di Uob Kay Hian Wealth Management, una delle principali compagnie di broker dell’Asia.

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