Pensione a 64 anni nel 2022: quanti soldi perdono i lavoratori
Pensione a 64 anni nel 2022, come funziona e quanti soldi dall'Inps
Pensione a 64 anni nel 2022? Molta è l’incertezza che serpeggia tra i lavoratori prossimi alla pensione alimentata anche e soprattutto dalla riforma pensioni che dovrebbe essere attuata alla fine di quest’anno per sopperire alla scadenza della quota 100. La risposta di un lettore di www.orizzontescuola.it e del sito www.orizzontescuola.it:
Buongiorno mi chiamo R. a luglio del 2022 compio 64 anni con 39anni di contributi e 2 mesi sono un impiegato statale della pubblica Istruzione se è possibile vorrei sapere che possibilità ho di andare in pensione il prossimo anno e se perdo qualcosa.
Pensione a 64 anni nel 2022
Avendo cristallizzato già quest’anno i requisiti di accesso alla quota 100 potrebbe accedere, il 1 settembre 2022 al pensionamento con questa misura presentando entro i termini previsti dal MIUR la domanda di cessazione dal servizio per i pensionamenti del prossimo anno (indicativamente entro dicembre 2021).
Ovviamente qualsiasi anticipo ha un costo per il lavoratore, anche se la misura che si sceglie non prevede penalizzazione nel calcolo dell’assegno. Perchè si perde anticipando? Innanzitutto per il minor numero di contributi versati (per lei ad esempio, se esce a 64 anni versa 3 anni di contributi in meno di quelli che verserebbe pensionandosi a 67 anni) che vanno ad influire sul calcolo della pensione.
Ci si perde anche perchè, almeno per la quota contributiva della pensione, il montante contributivo viene trasformato in assegno di pensione applicando un coefficiente di trasformazione che è più favorevole con il crescere dell’età e, quindi, restituisce una trasformazione maggiormente conveniente a 67 anni piuttosto che a 64 anni.
In ogni caso, quando si sceglie la strada della pensione anticipata, soprattutto quando la misura non prevede penalizzazioni nel calcolo, quello che deve pesare sui piatti della bilancia dei pro e dei contro sono diversi fattori come ad esempio la qualità della vita che migliora smettendo di lavorare, e non solo l’importo dell’assegno.