Pensioni, dopo quota 100 in pensione anticipata a 64 anni. Ma attenti...

Riforma pensioni: le ipotesi dopo la fine di Quota 100

Inps Lapresse
Politica
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Il governo è al lavoro sulla riforma delle pensioni per il superamento di quota 100. Secondo le ultimissime notizie sul tavolo ci sarebbe l’ipotesi di una pensione anticipata a 64 anni con calcolo contributivo.

Nel dibattito sulla riforma delle pensioni - si legge su www.idealista.it - è entrata anche la Corte dei Conti che ha posto l’accento sul rischio che la spesa previdenziale, nel “prossimo biennio potrà rappresentare un rilevante elemento critico per i conti pubblici”.

Il suggerimento della Corte dei Conti, più o meno tra le righe, è emerso con chiarezza. Il consiglio, infatti, è quello di puntare su un sistema di pensione anticipata che converga su una età uniforme per lavoratori in regime retributivo e lavoratori in regime contributivo puro. L’orientamento sarebbe quello di un’uscita dal lavoro a 64 anni con almeno 20 anni di versamenti e per un trattamento di importo pari a 2,8 volte l’assegno sociale da circa 460 euro mensili.

Il vantaggio evidenziato dalla Corte dei Conti sarebbe un costo contenuto, aspetto estremamente importante per il bilancio statale, visto il grado di invecchiamento della società italiana. Motivo per cui andrebbero preservatati per la componente retributiva dei trattamenti quegli elementi di gradualità sulle  pensioni calcolate con il metodo interamente contributivo.  per evitare tra qualche anno problemi di equità di trattamento tra assicurati con anzianità simili.

Nel frattempo, il presidente dell'Inps Pasquale Tridico aveva avanzato l’ipotesi di una pensione anticipata a 62-63 anni con almeno 20 anni di versamenti, ma con un assegno parziale relativo alla sola parte di pensione maturata con il metodo contributivo, spostando l'erogazione della parte retributiva a partire dai 67 anni necessari per accedere alla pensione di vecchiaia.

Nel frattempo i sindacati vorrebbero una quota 41 (41 anni di contributi) per tutti (non solo per i lavoratori fragili come è attualmente previsto), a prescindere dai parametri anagrafici.