Pensioni, "nel 2023 non torna la Fornero. Le proposte del Pd". Parla Misiani

Manovra, reddito di cittadinanza, pensioni... Intervista al senatore Antonio Misiani, responsabile economico del Partito Democratico

Di Alberto Maggi
 Antonio Misiani
Lapresse
Politica
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Qual è il giudizio del Partito Democratico sulla Legge di Bilancio del governo Draghi?
"L’impianto è pienamente condivisibile, va nella direzione giusta. La manovra taglia le tasse e rafforza gli ammortizzatori sociali, investe in sanità e istruzione, sostiene le imprese e gli investimenti delle famiglie. Sono scelte che consolideranno la ripresa economica e potenzieranno il welfare. Alcuni punti possono essere perfezionati, altri - come quelli riguardanti le pensioni - non esauriscono quello che è necessario fare. Lavoreremo in in Parlamento e con le parti sociali per migliorare la legge".

Come cambia il reddito di cittadinanza? Ci sarà davvero una guerra ai furbetti?
"Il reddito viene rifinanziato ma anche cambiato. Aumentano i controlli e si favorisce la ricerca di un lavoro da parte dei percettori. Non si avrà più diritto al reddito dopo il rifiuto di due offerte di lavoro e, dopo un semestre, per gli “occupabili” il sostegno subirà un taglio progressivo. Sono misure che permetteranno di contenere la spesa, riducendo gli abusi. È un primo passo, a cui deve seguire a nostro giudizio una riforma più ampia che migliori la capacità del reddito di intercettare le povertà e reinserire gli esclusi".

E' giusta la soluzione di Quota 102 per il 2022?
"È una soluzione ponte per una uscita meno “ripida” da quota 100, che è stata una misura iniqua e costosa. Nel 2022 però non ci sarà solo quota 102: come chiesto dal PD, verrà prorogata opzione donna e APE sociale, che viene estesa a nuove categorie di lavori gravosi".

Dal 2023 qual è la proposta del Pd sulle pensioni? Tornare alla Legge Fornero?
"No. Noi crediamo che la legge Fornero vada cambiata nella direzione dell’equità e della flessibilità sostenibile. Di tutto questo se ne dovrà discutere con sindacati e imprese. La priorità sono a nostro giudizio i giovani: molti di loro quando andranno in pensione riceveranno trattamenti da fame. Per evitare questo rischio è necessario spingere l’adesione ai fondi pensione e introdurre un minimo vitale. Il sistema contributivo va reso più flessibile, ampliando la libertà di scelta dei lavoratori sull’età di pensionamento, con un ricalcolo attuariale della pensione: chi va prima, prende di meno; chi va dopo, prende di più. Infine, vanno previste forme di tutela particolare per le categorie più fragili, rendendo strutturale APE sociale".