Piccolotti (AVS): "Il Governo Meloni è spaccato. Su Cospito confonde le acque"
"Per battere questa destra dannosa serve una nuova sinistra, di tipo eco-socialista. Le regionali sono in salita, ma in Lombardia...."
Intervista alla parlamentare dell'Alleanza Sinistra Italiana/Verdi
Seppure impegnatissima in un fitto calendario di impegni sui territori, Elisabetta Piccolotti incontra affaritaliani.it per fare il punto sia sul rush finale per le elezioni regionali, sia sul quadro generale di una fase politica molto convulsa, con il caso-Cospito al centro delle polemiche.
Lombardia e Lazio: due sfide elettorali molto importanti, nelle quali la strada del centrosinistra è in salita. Quali sono le sue sensazioni a una settimana dal voto?
“Oggi sono in Lombardia, dove c'è un certo entusiasmo nei confronti della nostra lista, certamente in fase espansiva. Riscontriamo attenzione e curiosità in ogni iniziativa, oltre a una diffusa voglia di cambiamento, incarnata dalla candidatura di Pierfrancesco Majorino. Lo sosteniamo con tutte le nostre forze, puntando a un risultato che sappiamo essere inaspettato per molti. E anche per alcuni sondaggisti. Però ci crediamo”.
Nel Lazio, il livello di difficoltà è decisamente più alto, concorda?
“Obiettivamente, è una situazione più complicata. Mentre in Lombardia la destra si spacca e il centrosinistra è unito, purtroppo nel Lazio Pd e M5S ripetono l'errore delle elezioni politiche, presentandosi divisi. Noi non eravamo d'accordo con questa scelta. Ci stiamo sforzando di dare una rappresentanza alla lista in consiglio regionale, ma francamente mi sembra difficile arrivare a un ribaltamento dei sondaggi. In questo quadro, dobbiamo però avere un presidio dei progressisti ecologisti in consiglio”.
“Salvare il Pianeta” è il motto della campagna di adesione che Sinistra Italiana ha appena lanciato: come sta andando e che obiettivi vi siete posti?
“Vogliamo costituire un soggetto politico più forte di quello visto negli scorsi anni, tenendo ben salda la prospettiva della alleanza con i Verdi. I segnali sono molto confortanti e mi riferisco a dati concreti quali la notevole crescita nelle devoluzioni del 2 per mille rispetto all'anno precedente. Si è finalmente chiusa la fase nella quale la sinistra era scesa a percentuali poco rilevanti e ora le opportunità di crescita sono tante, anche perché la questione sociale e quella ambientale sono fondamentali per le giovani generazioni: non a caso, abbiamo un consenso molto elevato in questa fascia d'età e stiamo ringiovanendo il partito”.
Vi aspettate di intercettare anche i voti dei delusi del Pd, che si avvia alle primarie nella fase più difficile della sua storia?
“Si, come d'altra parte è già successo in maniera importante nelle ultime politiche. Una parte dell'elettorato attuale del Pd certamente potrebbe sostenere il nostro sforzo di innovazione e definizione di una proposta della sinistra di tipo eco-socialista. È evidente che una parte di questo mondo vuole un partito con posizioni più chiare, nette e coraggiose rispetto a quelle troppe volte messe in campo dal Pd negli ultimi anni. Ovviamente, ci auguriamo che oltre alla nostra crescita ci sia anche una ripresa della coalizione progressista in senso più ampio: abbiamo bisogno di unire le nostre forze a quelle del Pd e del M5S per tornare a battere una destra che sta facendo più danni di quelli che la maggioranza dei cittadini si poteva immaginare”.
La vicenda Donzelli-Cospito è stata l'ultimo casus belli tra la maggioranza e voi dell'opposizione: come si inserisce questo tema nel bilancio dei primi 100 giorni del governo Meloni?
“Il governo Meloni è affetto da una forte e continua contraddizione. Sono in confusione su tantissimi temi, in particolare sull'economia e sui bassi salari, che sono le vere priorità del Paese. Non fa certo eccezione la giustizia, sulla quale la maggioranza è chiaramente spaccata tra garantisti come Nordio e i molti giustizialisti. È evidente che la Meloni non riesce a gestire questo equilibrio e purtroppo il caso-Cospito viene usato per ingenerare ulteriore confusione. Io credo invece che la sua vicenda vada separata dal resto della discussione su 41 bis, intercettazioni e giustizia in generale. Si tratta di una fattispecie molto particolare: quando un detenuto perde la vita, nelle mani dello Stato, siamo di fronte a un gigantesco problema anche di tipo etico. Dobbiamo quindi valutare la questione posta dal suo sciopero della fame dal punto di vista umano, senza dimenticare che molti giuristi sostengono che nel suo caso il 41 bis non sia adeguato, in quanto si potrebbero filtrare le comunicazioni con l'esterno con il regime definito di 'alta sorveglianza'. L'irrigidimento del governo sembra davvero ideologico e di propaganda politica, ma la vita di una persona dovrebbe suscitare riflessioni pacate e non toni polemici come quelli di questi giorni”.