Pnrr, fisco e concorrenza: Draghi non ha tempo, slitta tutto a settembre

L'Italia non mantiene l'impegno preso con l'Ue a completare le riforme su concorrenza e fisco prima del 31 luglio

(fonte Lapresse)
Politica
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Ci rivediamo a settembre. Alla fine, il governo guidato da Mario Draghi usa la più classica delle frasi per svicolare da un impegno temporale che pareva ormai essere stato assunto. Pnrr, fisco e concorrenza: tre punti, tre riforme che avrebbero dovuto essere completate entro il mese di luglio. E invece così non è stato, a causa di tensioni e divergenze all'interno dei partiti della strana coalizione che regge l'esecutivo. E allora eccolo, quel "ne parliamo a settembre" che non si pensava si sarebbe sentito pronunciare anche con Draghi.

Rinviati legge sulla concorrenza e legge delega sul fisco, pilastri del Pnrr

La legge sulla concorrenza e la legge delega sul fisco, due pilastri del Piano nazionale di ripresa e resilienza, andranno in Consiglio dei ministri a settembre. L'approvazione delle due riforme era stata ipotizzata per luglio ma la decisione e' ora quella di portare i testi in Cdm a settembre, alla ripresa dei lavori del Parlamento. La scelta, spiegano da Palazzo Chigi, e' coerente con la 'road map' delle riforme indicata nel Recovery plan ma in realtà c'è dietro qualche tensione di troppo tra i partiti, con Draghi che ha deciso di evitare strasPiano nazionale di ripresa e resilienzacichi dopo il caos sulla giustizia.

Disatteso l'impegno con l'Ue

L'Italia pero' si era impegnata formalmente con la commissione europea a presentare alle Camere le due riforme entro il 31 luglio, secondo un preciso cronoprogramma indicato nel Pnrr. Entrambi i provvedimenti sono attesi da anni (l'unico e ultimo ddl sulla concorrenza e' entrato in vigore nel 2017) ma su entrambi le intese tra le forze della maggioranza sono ancora tutte da costruire. Il ddl sulla concorrenza andra' a toccare alcuni settori sensibili, come le concessioni per le dighe, che interessa in particolare le Regioni del nord a guida leghista, ma anche i criteri per l'assegnazione dei servizi pubblici locali che troppo spesso le amministrazioni preferiscono gestire in-house anziche' mettere a gara.

Le tensioni tra i partiti

Per la riforma del fisco il nodo principale sono le risorse. I partiti avrebbero individuato riduzioni del carico fiscale che avrebbero bisogno di circa 40-60 miliardi. Sul tavolo invece per il momento ce ne sono appena 2-3, stanziati con l'ultima manovra appositamente per la riforma del fisco. I fondi non bastano e c'e' chi, Iv in testa, spinge per iniziare con l'assorbimento dell'Irap nell'Ires, sfruttando quei 3 miliardi per cancellare l'imposta per le imprese individuali e i professionisti, o chi, come il Pd preferirebbe insistere sul cuneo. Se ne parla a settembre.