Polizia, Meloni riprende Mattarella. Poi il Presidente fa retromarcia...
Salvini: “Chi mette le mani addosso a un agente è un delinquente”
La Meloni riprende Mattarella: “Pericoloso togliere il sostegno alla polizia”. Retromarcia del Quirinale sulla Polizia dopo i fatti di Pisa e Firenze
Giorgia Meloni era stata in silenzio in questi giorni riguardo al pesante attacco portato dalle opposizioni alla Polizia per i fatti di Firenze e Pisa. Neppure aveva replicato al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che aveva a sorpresa dichiarato: "Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento".
Il Capo dello Stato aveva telefonato addirittura al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che si era affrettato a condividere immediatamente e pienamente le sue parole. Anzi aveva fatto di più perché la dirigente del reparto mobile di Firenze Silvia Conti è stata prontamente trasferita a Pescara anche se non si è mancato di precisare che lo spostamento “era programmato” ma il tempismo appare sospetto.
Ma riassumiamo i fatti.
Dopo le cariche della Polizia a Firenze e Pisa, sotto l’usbergo delle dure parole di Mattarella, l’intera flotta dell’opposizione aveva mollato gli ormeggi e cominciato a cannoneggiare la Polizia tanto che ieri i soliti anarchici e i soliti centri sociali hanno circondato e attaccato una volante a Torino che aveva fermato un extracomunitario. A quel punto il Quirinale ha fatto una pronta inversione ad U e in una nota ha dichiarato che il Capo dello Stato ha chiamato il Capo della Polizia “"per esprimere solidarietà agli agenti della pattuglia aggredita a Torino. Ribadendo fiducia e vicinanza nei confronti della Polizia". Meno male. Meglio tardi che mai.
Si è finalmente capito che chi difende l’ordine pubblico dai delinquenti, peraltro sostenuti da tanti cattivi maestri televisivi e della carta stampata, ha bisogno della fiducia piena e totale dello Stato se no magari chi rischia la vita per 1.400 euro al mese potrebbe anche metterci in futuro meno zelo ed andarsi a prendere un caffè, invece di eseguire gli ordini. Nel contempo Giorgia Meloni ha dichiarato: «Qualche ora fa ci sono stati 50 autonomi dei centri sociali che hanno assaltato una macchina della polizia a Torino per liberare un immigrato che doveva essere rimpatriato: quanti di quelli che in questi giorni hanno attaccato le forze dell’ordine in modo indiscriminato vogliono anche esprimere solidarietà a questi agenti che stanno facendo il loro lavoro?”.
E nella critica -anche se non esplicitamente- c’è un riferimento al Capo dello Stato. A questo punto anche Piantedosi ha virato di nuovo ed ha dichiarato e si è detto “sdegnato” per “l’inaccettabile atto di violenza sintomatico del clima di veleno e sospetto a cui sono sottoposte in questi giorni le forze dell’ordine e in particolare la polizia”.
Questa volta la percezione è che il Presidente della Repubblica abbia compiuto un passo falso, anche se era obiettivamente difficile tutelare due interessi contrapposti, ma lo Stato, fondamento del vivere civile, dovrebbe vincere sempre. Anche i sindacati di Polizia sono intervenuti pesantemente. Il Siulp dice che «assaltare i poliziotti all’uscita dalla Questura è un comportamento eversivo», mentre il Sap è ancora più diretto ed esplicito: «L’assalto è la conseguenza della presa di posizione di una parte della classe politica sui casi di Pisa e Firenze”. Il ministro delle Infrastrutture ed ex ministro dell’Interno Matteo Salvini aveva già commentato, ancor prima della retromarcia del Quirinale: “Chi mette le mani addosso a un agente è un delinquente”. Ma torniamo a Silvia Conti, la dirigente che è stata rimossa ed ha pagato per tutti. Conti era la responsabile della Celere di Firenze e il suo compito era quello di scegliere uomini e mezzi da
inviare alle manifestazioni ma chi ha la responsabilità pratica di quello che accade è il funzionario della questura appositamente addetto, cioè chi è sul campo. Su questo fatto si appoggia il Viminale per dire che la dirigente aveva chiesto da tempo di tornare a Pescara, la sua città. Il Siulp fiorentino, tramite il Segretario generale Riccardo Ficozzi, pare appoggiare la tesi del Ministero:
“Il dirigente del Reparto Mobile non è responsabile di eventuali tensioni, ma pende in capo al dirigente del servizio individuato dall’autorità di pubblica sicurezza del questore”. Repubblica fa un passo in più e spiega come la Conti pagherebbe il fatto che domenica 25 febbraio avesse mandato davanti al Viminale gli stessi uomini di Firenze e Pisa.
I sindacati rendono noto che al suo posto arriverà Francesco Trozzi. Nel frattempo è stato trasferito in Liguria anche il dirigente della questura ma anche qui, naturalmente, ci si è affrettati a dire che il “suo spostamento era stato già deciso da tempo”.