Presidente della Repubblica, il rito logoro delle elezioni
Da mesi in Quirinale avvengono riunioni e proclami senza alcun senso, ma alla fine chi prenderà davvero il posto di Mattarella?
Presidente della Repubblica, elezioni: e Quirinale: chi prenderà il posto di Mattarella
Da mesi, ogni giorno, leggiamo intere pagine su retroscena, giochetti, indiscrezioni, sulla prossima elezione del Presidente della Repubblica. Tutti i partiti fanno riunioni e proclami senza alcun senso (tipo: “una donna al Quirinale”, “una persona di alto profilo”, ecc.). Qualcuno dice che siamo alla seconda Repubblica, non è così, siamo ancora impantanati nella prima. Con anche i partiti e movimenti più “giovani” che si sono presto adeguati a rituali che trasudano di vecchio.
Il Movimento 5 Stelle qualche anno fa voleva l’impeachment per Mattarella e ora lo rivogliono presidente, il centro destra si sta ricompattando sull’altra ottantenne ex bunga bunga Berlusconi, il Pd come sempre non si capisce nulla di cosa voglia fare, Renzi dopo aver affossato il governo Conte (per questo meriterebbe un seggio a vita) avrà l’ultimo scampolo di visibilità prima di essere dimenticato, Calenda dice cose di buon senso ma conta come il due di briscola, dimenticavo è tornato D’Alema e molti fanno gesti scaramantici.
Ora leggiamo anche di speciali catafalchi anticovid per consentire agli elettori di votare in sicurezza, chi ha il virus non potrà votare perché sarà consentito il solo voto in presenza. Capisco la sacralità dell’elezione, ma qui si trattava di garantire un voto a distanza per poche decine di persone. Sembra proprio che la politica viva fuori dal mondo, che non si sia resa conto del salto in avanti che le imprese e i cittadini hanno fatto in questi anni.
Draghi in tutto questo ci ha messo una pezza, ha cercato di riportare un briciolo di competenza e autorevolezza in uno scenario politico devastato dall’ignoranza, dai like e dall’ignavia, ora addirittura lo vorrebbero scansare perché forse troppo ingombrante per “governare” il malloppo del PNRR. Siamo nella piena bolla della ripartenza (che potrebbe affievolirsi velocemente a causa dell’inflazione), ma prima o poi la bolla scoppierà e ricadremo sui nostri fondamentali che sono e restano problematici. Abbiamo letto di stupidaggini a non finire sulla fine della globalizzazione, sulla morte del Patto di Stabilità, tutto fumo negli occhi per non farci vedere quello che è chiarissimo: siamo un paese su un piano inclinato.
Se Draghi andasse al Quirinale avremmo certamente un ammortizzatore di buon senso in più, ma i suoi interlocutori saranno sempre espressione della classe politica peggiore dal dopoguerra. Mi piacerebbe qualche dibattito in più sulle tassonomie europee, sugli impatti della transizione energetica (e non discorsi a vanvera sulle bollette), su come rendere più competitive le nostre università, su come diventare più attrattivi per gli investitori, sul ruolo dell’Europa nell’inedito scenario geopolitico fra Cina e Russia, su come impostare politiche pubbliche senza il retaggio del sindacato confederale che ci inchioda sempre sui protetti e i garantiti (fino all’indecente coda lunga di quota 100 e del reddito di cittadinanza così come è), su cosa fare di MPS, ITA e TIM evitando baggianate protezionistiche. La sensazione è che, finché non allargheremo la nostra visuale prospettica, resteremo qui tutti - colpevoli - a sopravvalutare l’elezione del Presidente della Repubblica Italiana che la maratona Mentana non mancherà di trasmetterci minuto per minuto.