Pressing dell'Ue su Draghi: SuperMario non vada al Quirinale

Afghanistan e non solo, il premier è il perno del dialogo tra Usa, Russia e Cina

Di Alberto Maggi
Mario Draghi 
Lapresse
Politica
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Un perno. Anzi, il perno. Mario Draghi, presidente del Consiglio in grado di dialogare nello stesso giorno sia con la Lega e il Partito Democratico sulla campagna vaccinale, sulle riforme e su altri temi di politica sia con i presidenti di Cina, Russia e Stati Uniti d'America sulla crisi in Afghanistan, sta diventando la vera architrave dell'Unione europea.

In Germania, dove il Pil nel secondo trimestre ha superato le attese segnando una ripresa che batte le stime, Angela Merkel è in uscita e con il voto di fine settembre, colpi di scena (improbabili) a parte, emergerà un quadro di totale ingovernabilità che porterà a mesi e mesi di trattative per formare il nuovo esecutivo a Berlino.

In Francia Emmanuel Macron è fortemente indebolito - nei sondaggi supera a malapena il 20% - e viaggia verso le elezioni presidenziali del prossimo anno con il serio rischio di tornare all'Eliseo. In questo quadro sconfortante per il Vecchio Continente, Draghi - forte di più dell'80% del sostegno in Parlamento, nonostante le liti quotidiane - si sta dimostrando un vero punto di riferimento. Il ministro Dem Lorenzo Guerini è stimatissimo Oltreoceano ed è un alleato indispensabile per la Casa Bianca e il Pentagono.

L'evacuazione da parte delle forze italiane dall'aeroporto di Kabul si sta dimostrando un successo, rispetto ai pasticci (per usare un eufemismo) combinati in primo luogo dagli americani, ma anche dai britannici e da altri stati non solo europei. E, punto fondamentale, Draghi ha un ottimo rapporto con Joe Biden ma anche con l'uomo forte del Cremlino Vladimir Putin e con il presidente cinese Xi Jinping. E mai come in questo momento, dopo la conquista del potere in Afghanistan da parte dei talebani, il dialogo con Mosca e Pechino - che stanno trattando da giorni con i nuovi governanti afghani - è fondamentale.

Ed ecco quindi che il presidente del Consiglio diventa il trait d'union tra la Nato, guidata sempre dagli Usa nonostante i clamorosi errori di Biden, e le nuove forze emergenti dopo la svolta a Kabul, Russia, Cina ma anche Turchia e India. Ecco perché - spiegano autorevoli fonti di maggioranza, sia del Pd sia del Centrodestra di governo - a Bruxelles, quindi Ursula von der Leyen, e a Berlino (Merkel) come a Parigi (Macron) non vogliono assolutamente che Draghi venga tra qualche mese spostato al Quirinale, dove il presidente della Repubblica ha un ruolo più che altro formale e di rappresentanza.

In questa fase, con SuperMario che sta lavorando al G20 a settembre proprio per dialogare anche con Mosca e Pechino sull'Afghanistan, serve a Palazzo Chigi. Serve operativo e in campo in prima persona e quindi serve capo del governo e non capo dello Stato. Non solo, Draghi premier aiuta anche Merkel e Macron, oltre all'intera Ue, anche a fare da argine verso i populisti-nazionalisti che stanno rialzando la testa con il no di Austria e Ungheria all'accoglienza dei profughi afghani in fuga.