Qatar-gate, Panzeri e il "metodo Greganti". Vecchi Nokia e silenzio assoluto

L'ex eurodeputato ha scelto di non dire niente, l'obiettivo è cercare di non coinvolgere il partito. Un metodo che funzionò in "mani pulite"

Antonio Panzeri
Politica

Qatar-gate, la strategia di Antonio Panzeri: negare all'infinito

Antonio Panzeri resta in carcere, è lui secondo gli inquirenti l'uomo dietro a cui ruota tutto lo scandalo Qatar-gate. L'ex eurodeputato ha scelto la strategia del silenzio. Nessuna ammissione, - si legge su Repubblica - una difesa strenua della sua Fight Impunity, l’Ong fondata nel 2019. I magistrati belgi si sono trovati di fronte una sfinge. Che parla, ma non rivela. "Sono tutte consulenze. È attività di lobbing, non è corruzione. Faccio il mio lavoro". Un atteggiamento che ricorda quello che durante “Mani pulite”, mantenne Primo Greganti. Negli anni ’90 venne arrestato da Antonio Di Pietro. Rimase in carcere e mai parlò. Mai ammise che le mazzette erano rivolte al suo partito, al Pci prima e al Pds poi. Una linea che gli valse il soprannome di “Compagno G”. E adesso, nelle celle di Bruxelles, il pm belga Michel Claise si sta ritrovando nella stessa situazione dell’ex collega italiano Di Pietro.

Panzeri - prosegue Repubblica - sta diventando il “Compagno P”. Considerata anche la sua estrazione politica: Cgil, Pci, Pds e ora Articolo Uno. Forte di una precauzione usata per tanti anni: mai usato uno smartphone, facilmente intercettabile, ma solo i vecchi telefonini. Addirittura a Natale scorso ne aveva ricevuto uno in regalo: preso, attivato e mai usato. La procura sta allora cominciando a valutare se non debba essere seguito un altro metodo per far cadere le sue resistenze. Perché Panzeri non è come Giorgi. È un’altra storia.

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