Quirinale, Draghi o Mattarella o voto. Ansia Berlusconi a sinistra: è a -6...
Quirinale, con un Presidente di parte la legislatura non arriverebbe al termine. Inside
Quirinale, a Berlusconi mancano solo 6 voti per essere eletto Capo dello Stato. Ansia a sinistra
Bocche non cucite, cucitissime, sul Quirinale. I leader dei pricipali partiti restano assolutamente abbottonati e nel giorno in cui la manovra inizia il suo iter in Senato nessuno vuole scoprire le carte sull'elezione del prossimo presidente della Repubblica. A spaventare la sinistra estrema è Silvio Berlusconi e basta leggere le affermazioni di Nicola Fratoianni per capire che l'ipotesi dell'ex Cavaliere è tutt'altro che un "sogno" di Antonio Tajani. "Silvio Berlusconi è in campo, eccome, e consiglierei al mio campo di non sottovalutarlo, afferma il segretario nazionale di Sinistra Italiana.
"Io penso fermamente che questa candidatura sarebbe un problema per il Paese, ma lui ci crede, è una candidatura in campo. E quindi serve attenzione". Fonti di Centrodestra, sponda azzurra, spiegano che stando agli ultimissimi calcoli che si fanno in Parlamento, se la coalizione è unita e se arrivano anche i voti renziani di Italia Viva Berlusconi è a oggi a quota 499 voti, ovverno meno 6 dall'elezione al Quirinale al quarto scrutinio, quando è richiesta soltanto la maggioranza assoluta e non più quella qualificata come nelle prime tre votazioni.
Il fronte del Centrosinistra appare diviso e incerto. Enrico Letta e la sinistra del Pd insiste sul nome del commissario europeo Paolo Gentiloni, forte dell'asse con la Francia di Emmanuel Macron, ma non tutti i Dem sono convinti, senza considerare la polveriera Movimento 5 Stelle. Qualcuno ancora accarezza l'ipotesi Romano Prodi, mentre altri spingono su Walter Veltroni o sul ministro Dario Franceschini. Fatto sta che, in modo abbastanza sconsolato, diversi fonti Pd affermano a microfono spento che "questa volta il Centrosinistra non ha i numeri per eleggersi un suo Capo dello Stato".
C'è un punto però sul quale le fonti di tutti i partiti convergono: senza un accordo di ampio respiro, che vada cioè oltre i due principali schieramenti, sarà quasi impossibile arrivare al termine della legislatura. Pertanto, considerando la debolezza dell'ipotesi Pierferdinando Casini, Marta Cartabia, Paola Severino e Giuliano Amato, o si va all'elezione di Mario Draghi al Colle (ma prima dovrà esserci un patto di maggioranza con l'impegno ad arrivare fino al 2023) o si convince Sergio Mattarella a restare (ipotesi quasi impossibile), o le elezioni politiche anticipate, che a parole molti non vogliono, saranno quasi inevitabili nella primavera del prossimo anno.
Eleggendo un Presidente di parte e a maggioranza, sarà altamente improbabile arrivare fino alla fine della legislatura. E il fatto che il vitalizio ai parlamentari sarà garantito anche se cade il governo dà nuova linfa all'ipotesi del ritorno rapido alle urne. D'altronde come dimostrano gli altri Paesi Ue - dalla Germania al Portogallo fino alla Francia - anche se siamo ancora in piena pandemia e anche se il Pnrr è ancora da attuare - le elezioni fanno parte della vita normale di una democrazia. Quindi...