Draghi al Colle, trattative dietro le quinte. Viminale alla Lega. Esclusivo
Quirinale, trattative ufficiose e dietro le quinte per eleggere Draghi Presidente al quarto scrutinio
Quirinale, contatti trasversali da Pd a Lega, passando per M5S, Forza Italia e renziani
Mario Draghi presidente della Repubblica. Il trasloco del premier da Palazzo Chigi al Quirinale non è affatto un'ipotesi tramontata. Anzi, secondo quanto Affaritaliani.it è in grado di rivelare, proprio in queste ore, mentre la prima votazione a Montecitorio per l'elezione del Capo dello Stato andarà vuoto con una valanga di schede bianche, sono in atto continui contatti trasversali dal Pd alla Lega passando per il M5S, Forza Italia e renziani. Contatti sia tra leader sia tra emissari dei vari partiti della maggioranza, fatti di telefonati e messaggi principalmente su Whatsapp.
Un canale sottotraccia diverso da quello ufficiale di incontri e vertici. Tra i Dem sono soprattutto gli uomini più vicini al segretario che stanno tessendo la tela per portare SuperMario al Colle dal quarto scrutinio, giovedì, quando il quorum per eleggere il Presidente scenderà a 505 voti (troppo rischioso, infatti, anche se l'intesa venisse raggiunta prima rischiare nelle prime tre votazioni con la maggioranza qualificata). Nei 5 Stelle il fronte dei sostenitori di Draghi Capo dello Stato è sempre più folto, guidato dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio e dal presidente della Camera Roberto Fico. Giuseppe Conte, spiegano le fonti, continua a fare resistenza, ad alzare l'asticella, probabilmente per cercare di avere un ruolo nella partita e di non risultare un mero comprimario rispetto agli attori che sono altri.
E' evidente che l'accordo sul Quirinale porta con sé anche un patto di legislatura per arrivare alle elezioni a scadenza naturale, ovvero all'inizio del 2023. Ancora non c'è il nome del presidente del Consiglio e le ipotesi uscite finora - da Vittorio Colao a Marta Cartabia, da Daniele Franco a Elisabetta Belloni - sono una sorta di "distrazione" per dare soprattutto ai parlamentari che temono le urne la certezza che la legislatura andrà comunque avanti. Il ragionamento che si fa in queste ore nei colloqui e nei contatti trasversali è sulla squadra del nuovo esecutivo, che non vedrà l'ingresso dei leader di partito ma che avrà meno tecnici e più politici.
Sempre che uno di questi non vada a Palazzo Chigi come premier, confermati alla Giustizia Cartabia e all'Economia Franco. Confermato anche alla Salute Roberto Speranza, unico rappresentante di quel che resta di LeU, ormai Articolo 1 pronto a rientrare nel Pd. Per strappare il via libera di Matteo Salvini, che continua a dichiarare "Draghi resti premier", si sta lavorando all'uscita di Luciana Lamorgese e all'arrivo di un leghista al Viminale. Nessun ritorno di Salvini al ministero dell'Interno, però, il compromesso porta alla promozione di Nicola Molteni (definito un moderato alla Giorgetti), attuale sottosegretario di Lamorgese, al ruolo di responsabile del Viminale.
Il M5S dovrebbe ottenere la guida del dicastero della Transizione ecologica, ai Dem andrebbe l'Istruzione mentre a Forza Italia il ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture. Anche Italia Viva, quindi i renziani, dovrebbero avere un ministero in più (anche se ancora non si sa quale). Confermati gli attuali ministri politici della maggioranza Draghi, da Di Maio a Giorgetti passando per Gelmini e Orlando. Sul premier "l'accordo arriverà", prima "bisogna chiudere la squadra di governo", spiegano le fonti. Certamente non sarà Renato Brunetta, ministro più anziano che avrà soltanto l'interim di guidare l'esecutivo (con Draghi eletto al Quirinale) fino al giuramento del nuovo governo.
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