Quirinale, Draghi tratta coi partiti. "Se mi votate mano libera sul premier"
Il presidente del Consiglio è uscito allo scoperto, respingendo l'ipotesi di un semipresidenzialismo in caso di sua elezione al posto di Mattarella
Quirinale, Draghi allontana il semipresidenzialismo. Ma vuole il Colle
Mancano solo dieci giorni per l'elezione del nuovo presidente della Repubblica e ormai gli interessati non possono più nascondersi. Dopo l'annuncio attraverso le locandine di Silvio Berlusconi, arriva anche - si legge sulla Stampa - la decisione di Draghi: vuole il Colle. "Se toccasse a me essere scelto per il Quirinale, non potrei certo indicare un successore o mettere a punto un nuovo esecutivo. Lascerei mano libera alla politica, sarebbero i leader a trovare un accordo tra loro". Al telefono con un esponente di governo, Mario Draghi manda un messaggio che non può essere frainteso. Nessun semipresidenzialismo di fatto, nessuna mania di grandezza. Il presidente del Consiglio rispetta tutte le prerogative dei partiti e del Parlamento. Sa che il suo futuro è nelle loro mani. Soprattutto, sa che è quello che i leader vogliono sentirsi dire.
A Palazzo Chigi, non a caso, - prosegue la Stampa - parlano di "un’aria di burrasca mascherata da bonaccia". Perché a Draghi – nelle conversazioni private – tutti dicono: "Se si creeranno le condizioni siamo pronti a sostenerti", ma quel che si sta tentando – invece – è di fare a meno di lui. Per il Quirinale, ovviamente. Non certo per la guida del governo in un anno che si prevede travagliato. È per questo che l’idea di un ingresso dei leader nell’esecutivo, gli assi di briscola – per dirla con Salvini – è stata subito bollata dal Nazareno come una «solenne sciocchezza». Con un avviso rivolto proprio al leader della Lega: "Per noi tutto quel che è costruzione di un dialogo va bene, ma mettiamo da parte le provocazioni".
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