Quirinale e nuova fiducia (non sul dl Aiuti), così Draghi esce dal cul de sac

Mattarella, che il voto anticipato non lo vuole, rinvierà Draghi alle Camere per verificare se ha o meno la fiducia (ma non sul dl Aiuti)

l'opinione di Paolo Becchi e Giuseppe Palma
Politica
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Crisi di governo, l'M5s non vota la fiducia sul dl Aiuti. Draghi sale al Quirinale e poi torna in Parlamento

In queste ore al Senato si vota la fiducia posta dal governo sulla conversione in legge del “Dl Aiuti”. Il M5S ha annunciato già ieri sera che non si presenterà in aula, aprendo di fatto una crisi di governo non sui numeri ma politica. L’esecutivo gode infatti di un sostegno parlamentare a maggioranza assoluta sia alla Camera che al Senato, anche senza il M5S.

Di fatto, però, se si considera che il M5S è ancora il gruppo parlamentare di maggioranza relativa a Palazzo Madama, Draghi oggi otterrà la fiducia senza i voti del partito che nel 2018 ottenne alle elezioni la maggioranza relativa dei voti e che ancora oggi è il gruppo numericamente più consistente con 62 senatori. Registriamo tuttavia che nelle ultime ore c’è stato un tentativo in extremis da parte del Ministro per i Rapporti con il Parlamento, il pentastellato D’Incà, di convincere il governo a ritirare la questione di fiducia sul “Dl Aiuti” al fine di evitare lo strappo, ma Palazzo Chigi ha già fatto sapere che il governo andrà avanti con la fiducia.

Sta di fatto che la posizione di Conte non è stata chiara sin dall’inizio. Dice che il M5S non voterà oggi la fiducia in aula, ritirandosi su una specie di Aventino, ma che non intende aprire nessuna crisi di governo, ma solo convincere Draghi ad adottare provvedimenti economici più incisivi. Una posizione senza capo né coda, tanto è vero che non vota la fiducia ma mantiene i tre ministri pentastellati nel governo. Il solito pasticcio degli improvvisati della politica.

In questa legislatura ci sono state finora tre maggioranze, col M5S sempre come perno: M5S-Lega col Conte I, M5S-Pd col Conte II, tutti dentro tranne FdI con Draghi. Può dunque esistere una maggioranza diversa, a prescindere dal M5S, senza passare da una crisi di governo? Tecnicamente sì, se si considera che Draghi ha i numeri anche senza i pentastellati, ma politicamente è una cosa insostenibile. Alla Lega non conviene affatto restare in un governo in cui il M5S non esce ma contestualmente non vota la fiducia o si ritira all’abbisogna sull’Aventino; Salvini ha capito benissimo che non può esistere in questa legislatura una quarta maggioranza tra pezzi di centrodestra e Pd.

Non a caso ieri, sia lui che Meloni, hanno chiesto elezioni anticipate nel caso oggi il M5S non votasse la fiducia. Medesima posizione ha espresso Letta, che ha parlato di elezioni anticipate nel caso in cui il M5S oggi uscisse dall’aula. Il più tiepido è stato Berlusconi, che ha aperto ad una maggioranza senza il M5S ma allo stesso tempo si è detto pronto nel caso vi fossero elezioni.

Crediamo tuttavia che le elezioni anticipate non ci saranno. Proviamo a fare un esperimento logico. Oggi il M5S esce dall’aula e Draghi stasera, registrando il fatto politico, si reca al Quirinale per rassegnare le dimissioni nelle mani del Capo dello Stato. E’ chiaro a quel punto che Mattarella, che il voto anticipato non lo vuole, rinvierà Draghi alle Camere per verificare se ha o meno la fiducia (la prassi in questi casi prevede che non si possa negare al premier la facoltà di verificare la maggioranza in Parlamento).

A quel punto è altamente probabile che il M5S voti la fiducia su un discorso programmatico di Draghi che si impegna ad accogliere i punti principali della politica pentastellata. Le elezioni anticipate ci saranno solo in un caso, cioè se Draghi si impuntasse e presentasse dimissioni irrevocabili, cioè rifiutando la facoltà offertagli da Mattarella di tornare alle Camere per una verifica sulla maggioranza. Riteniamo tuttavia improbabile uno strappo del genere tra il Presidente del consiglio e il Presidente della Repubblica.

Il dato di fatto saliente è ancora una volta quello che, quando si parla di elezioni anticipate, parte a tamburo battente la solfa dei media sull’emergenza: pandemica, bellica, energetica, economica, finanziaria e chi più ne ha più ne metta. Quando invece le elezioni dovrebbero essere, in un Paese democratico, la normalità. In un Paese democratico.