Quirinale, le prostitute di Tarantini fanno saltare il piano a Berlusconi

Di Pietro Mancini
SILVIO BERLUSCONI Lapresse
Politica
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La sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito, definitivamente, una questione, in base all'inchiesta sul caso Ruby, che ha coinvolto Silvio Berlusconi. Tarantini e gli altri imputati — si legge nella sentenza di Appello, confermata dalla Cassazione — assecondavano il desiderio dell’allora premier, Silvio Berlusconi, presso le residenze di Palazzo Grazioli, Villa Certosa e Villa San Martino, “di circondarsi, in momenti di diporto extra-istituzionale, di donne avvenenti e disponibili”. 

Non c’era dubbio, secondo i giudici, che quelle fossero prostitute. Motivazioni, severe, che intonano il “de profundis” sulle ambizioni di Berlusconi di ascendere al Colle più alto di Roma e, forse, anche su quelle di fare il “gran federatore del centrodestra”.

Anche senza tale stangata, sarebbe stato difficile spiegare, in primis alle elettrici del centro-destra, i voti all’ex premier dei grandi elettori di Fratelli d’Italia e della Lega all’ex premier, che è stato condannato, in via definitiva, per frode fiscale. Un buon candidato sarebbe Gianni Letta, stimato anche a sinistra, non solo dal nipote, Enrico, e in Vaticano.

Giorgia Meloni, ieri, ha auspicato una sinistra italiana “moderna e in linea con il resto delle democrazie occidentali, che non abbia remore a condannare l’Unione Sovietica e la dittatura comunista”. Auspicio condivisibile. Ma, per confrontarsi con tale sinistra, anche 

il centrodestra dovrebbe capire che non basta disporre di una grande forza elettorale, che è solo una precondizione per vincere, ma non basta per governare. Oltre a recidere, completamente, i legami con personaggi e simboli del neofascismo, Meloni e Salvini devono rinnovare la classe dirigente dei loro partiti.

E lavorare affinché i partiti di destra (governativi e non) non risultino marginalizzati, commissariati, percepiti come esclusi dalle decisioni vere, ridotti solo a fare battaglie di propaganda. Archiviato la lunga epoca del berlusconismo, i nuovi leader dicano cosa intendono fare per conquistare, senza il cappello in mano, maggiore autorevolezza nelle istituzioni, negli apparati dello Stato, nella cultura, nei grandi gruppi economici.