Quirinale, le ragioni per cui Silvio è meglio di no...

Il precedente di Giuseppe Saragat "leader di partito" al Colle. Per Silvio Berlusconi però, molte ragioni perché rimanga ad Arcore

Di Pietro Mancini
Silvio Berlusconi
Politica
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Quirinale, fra il precedente di Giuseppe Saragat eletto dopo il 21esimo scrutinio e le possibilità di Silvio Berlusconi

Enrico Letta non ha ragione, quando dice, per bocciare la candidatura di Berlusconi, che nessun leader di partito è mai stato eletto al Quirinale. Giuseppe Saragat (1898-1988), torinese, nel 1964, era il capo del Psdi. Dopo i ritiri del candidato ufficiale  della DC, Giovanni Leone, e di uno dei “cavalli di razza” scudocrociati, Amintore Fanfani (l’altro era Aldo Moro), al diciottesimo scrutinio, ci fu l'accordo tra democristiani e socialdemocratici per votare Saragat, mentre PCI e PSI continuavano a sostenere Pietro Nenni.

Infine, dopo tre votazioni, nelle quali i leader dei due partiti socialisti si erano affrontati in uno scontro fratricida, Nenni chiese ai parlamentari socialisti, che lo supportavano, di far confluire i propri voti sull’eterno "amico-rivale". Lo votarono anche i comunisti, dopo che il candidato si era rivolto a “tutte le forze democratiche”. Giuseppe Saragat fu così eletto Presidente della Repubblica Italiana, il 28 dicembre 1964, al ventunesimo scrutinio, con 646 voti su 963 componenti l'assemblea (67,1%), in quella che, sino ad allora, fu l'elezione più contrastata alla massima carica dello Stato.

A differenza di Berlusconi, Saragat, amante delle montagne e del buon vino, anche dal Colle, continuò a guidare un partito di “omuncoli” (così lo definì lui stesso), che non ha mai superato il 5%. E la chiave di quella elezione fu il conflitto sull’impronta da dare al centrosinistra. Al 21^ scrutinio, dopo che Fanfani e Nenni si erano ritirati, prevalse la lettura moderata Dc-Psdi.

Enrico Letta, forse, non ha voluto mancare di rispetto, prima che al fondatore di Forza Italia, a suo zio, Gianni, braccio destro delll’ex premier. La storia non si fa con i se e con i ma. Salì, tuttavia, al Colle, nel 1964,  Saragat, e non Nenni, alla vigilia di anni drammatici (strage di piazza Fontana, ecc.). 7 anni dopo non la spuntò l’amletico Aldo Moro, ma Leone, con i voti determinanti MSI. Eventi che non rafforzarono le istituzioni e la democrazia5.

Come ha osservato Antonio Polito, vicedirettore del “Corriere della Sera”, sulla candidatura di Silvio al Colle, “non può e non deve lo può dire solo Dio. Ma l’elenco di motivi per cui è meglio di no è, effettivamente, lungo”. Molto lungo, caro Antonio e amici lettori….