Quirinale, il mistero degli scatoloni per il trasloco di Mattarella

Servivano a mostrare a Draghi che non gli aveva rifilato un bidone...

Di Paolo Diodati
Politica
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Quirinale, il dietro le quinte della rielezione


Fino a pochi anni fa sono stato un topo di laboratorio. Non sono un esperto di abitudini presidenziali nell'accingersi a dare l'addio al Colle. Quindi, forse, quella che a me  sembrava, inizialmente, un'insistenza bizzarra (far vedere in TV  gli scatoloni in preparazione, come fossero migliaia) forse è una prassi normale.

Ma se normale non fosse, avremmo una chiara chiave di lettura sulla rapidissima evoluzione dei fatti, una volta che i membri del Gran Consiglio hanno verificato la situazione di stallo. L'insistenza nel mostrare a tutto il mondo gli scatoloni (non sono riuscito a vedere se pieni o vuoti) serviva a mostrare a Draghi, ma forse soprattutto a sua moglie, che il Matta non gli aveva rifilato il più gran bidone della vita: messo sulla poltrona più pericolosa d'Italia, una graticola con dinamite sotto, con la promessa solenne "Ci stai a mala pena un annetto. Ti garantisco, e ti do la mia parola d'onore, che non mi farò commuovere nel modo più categorico, a essere riconfermato neanche fino a fine legislatura. Accetta, abbozza per un annetto e poi sali al Colle. Dai, su ... stai sereno... ".

Draghi, sapendo che sarebbe restato Premier solo undici mesi, s'è precipitato a fare quante più cose possibili. Per far prima ha fatto a meno della perdita di tempo coi peones (quasi tutti) del Parlamento (il famoso bivacco)  e giù a sfornare dpcm dando l'impressione di non andare tanto per il sottile per le eventuali contraddizioni e applicabilità di certe norme ormai considerate dai più cervellotiche. Oltre a quella già segnalata di richiedere il super green paz anche per prendere un caffè, seduto al gelo fuori dal bar (ultima conferma l'ho avuta stamane), vi segnalo il consiglio che ho dato a due negozianti molto preoccupati per le poche vendite (un venditore di scarpe e uno di vestiti): "Chiedete l'autorizzazione per installare momentaneamente fuori del negozio, un box tipo balneare. Lì dentro, forse,  chi è senza super green paz, potrebbe provare scarpe e pantaloni. Mettendo poi la cabina in plastica trasparente, immaginate che successo, quando una bella ragazza prova i pantaloni! Per non parlare di chi ha bisogni urgenti e non può soddisfarli in un bar! Si torna alla famosa barzelletta, prima in voga per i russi. Con le cabine trasparenti, grazie a Super Mario, si dimostrerebbe quanto ci sforziamo anche noi italiani, nel momento del bisogno!

Lasciamo questi discorsi per approfondire i quali ci vorrebbero interi volumi e torniamo a Super Mario, sulla graticola e sempre di corsa per 11 mesi. Sua moglie, allarmata per le reazioni avute dalla prima volta che il marito fece capire che puntava al Colle (il famoso colloquio confidenziale con due ragazzetti per mostrare che non fosse un vero marziano) deve avergli detto "O che bischero che sei stato! Hai abboccato come 'n Super grullo, vero... Super Mario? Tu t'hai da farti sentì, caro mio!"

Ecco spiegata la storia dell'insistenza nel mostrare gli scatoloni. Il povero Mattarella, per tranquillizzare moglie e marito, non poteva mica telefonare, con la garanzia che, dopo pochi secondi, tutto sarebbe stato sulla bocca di tutti!

La conferma ulteriore per questa interpretazione è che solo quando Draghi s'è unito alle suppliche, gli scatoloni hanno fatto marcia indietro, come quando si riavvolge un nastro. E Mattarella, obtorto collo, è restato al Colle.   Tutti e due incastrati e, dentro, furibondi.

La prima domanda per il prosieguo dell'Opera Buffa è: sperando che Mattarella non voglia affliggerci per altri sette anni, per esempio, nel 2023, cosa direbbe per sloggiare per davvero? "Mi sono stancato....".

Domanda che s'è posto, incuriosito, anche Paolo Mieli. Essendo uno storico, mi meraviglio che non abbia ricordato come fece Napolitano: concesse il bis per due anni e poi mollò, quasi sbattendo la porta, tipo "Andate tutti quanti al diavolo!". Troppo lungo ricordare i cinque motivi che lo spinsero a lanciare la spugna. Oltre all'età, fu importante la polemica non tanto sotterranea con Renzi, allora primo ministro, per la nomina del ministro degli esteri. Lui, chissà perché, voleva metterci Enrico Letta e Renzi proponeva Gentiloni. Il richiamo della foresta o la voce del padrone PD, formava l'asse Napolitano-Letta. Ma perché Napolitano voleva imporre Letta? E qui arriviamo alle valutazioni finora lette sui protagonisti di questa elezione.

Il giudizio che si sente o legge più frequentemente su Letta è positivo. In voti ho visto anche 7.

Quello su Salvini, quasi sempre catastrofico. C'è chi dice che è finito, che ha sbagliato tutto e che dovrebbe dimettersi.

Non a caso ho ricordato che tra i motivi del ritiro di Napolitano, ci fu il suo scontro con Renzi, proprio sull'inserimento di Letta nel governo Renzi.

Letta è un supponente prepotente che si ritiene il Migliore, per astuzia e strategie. 

L'impuntarsi di Napolitano sul suo ruolo non può che essere spiegato con le pressioni del PD e di Letta stesso. Allora fu la concausa del ritiro quasi in malo modo di Napolitano.

Dall'inizio della collaborazione con Salvini, è stato di una monotonia insuperabile: i suoi interventi sono stati sempre improntati a critiche feroci sull'alleato, per buttarlo fuori. La sua politica è stata: fa qualche cosa, proponi qualche cosa e io ti do addosso. E così ha fatto per le proposte presidenziali: il suo contributo è stato solo quello di bocciare. Voto 2

Berlusconi:  pensava, e sicuramente pensa ancora, che dovesse essere acclamato Presidente della Repubblica. Siccome nessuno iniziava ad acclamarlo, ha fatto capire ai fedelissimi che dovevano essere loro a dare il "là". È andato avanti con l'ambiguità, fino a quando ha potuto, spingendo i suoi a metterlo in gara sostenendo che lui non ne sapesse nulla o addirittura non ne volesse sapere. Nonostante i pesci in faccia ricevuti dai soliti estimatori del "pregiudicato garante della Prostituzione", s'è fatto da parte quasi sicuramente e a malincuore, per autentico mal di cuore. Voto: 4=  (leggasi quattro meno meno, equivalente a un 3 o un 2). Bisognerebbe dargli uno zero spaccato per l'atto vendicativo e irresponsabile d'impallinare la Castellati.  Ma siamo in tempi in cui si devono promuovere tutti!

Casellati: ho già scritto, umoristicamente, la fine che avrebbe fatto. Impallinata soprattutto da quelli di FI che flirtano col PD, da quando il Capo decise che bisognava ingraziarseli, altrimenti... addio sogni d'ultima gloria. Ha avuto scivolate di dignità, in extremis. Voto: 6

Giorgetti:  inclassificato per quest'esame, per irrilevanza delle idee pervenuteci. Condotta: 10, per lealtà e sottomissione al Capo, per non mostrare grossi contrasti, che però potrebbero affiorare.

Letta (ribadisco): s'è assegnato il compito più facile, addirittura banale. Dire sempre NO a qualsiasi proposta, ripetendo che era necessaria la più ampia convergenza. Per soddisfare le due affermazioni, si doveva eleggere per forza o uno di centro-sinistra o uno di sinistra-centro. Far ragionare Letta è impossibile (o quasi). Voto: 2

Meloni: stando all'opposizione, doveva essere lei a cercare di stanare o perlomeno "sfruculiare" il saputello Gran Nipote. Se non ho perso qualche sua frecciata più o meno al cianuro, voto: 6

Conte: vedi quello che ha detto Cacciari. Inclassificabile.

Salvini: confesso che quando comparve sulla scena, lo giudicai, se non torsolone ai livelli del Celodurista, non certamente un raffinato duellante politico. Apprezzai però, immediatamente, la svolta intelligente e rivoluzionaria trasformando la Lega Nord in un partito nazionale, appena l'ebbe vinta contro il terrificante Bossi che, ancora oggi, dimostra di non avergli perdonato la trasformazione della Lega. Bossi, da quando aveva rotto pesantemente con l'ideologo suggeritore, Gianfranco Miglio, sbarellava in continuazione, in preda ad assurde ambizioni, e riservava insulti pesanti a nemici, concorrenti ed ex-amici, tipo Miglio. Dall'alto della sua cultura, Miglio ricambiò forgiando una definizione del Celodurista originalissima e volgarissima che qui non si può ripetere, aiutato da, si dice, suo figlio fisico (questo uno dei motivi per cui mi rimase impressa). 

Bossi, vendicativo fino in fondo. S'è fatto accompagnare per andare a votare e ... ha votato e fatto votare, per Bossi!  Signore raffinato fino in fondo!

Lo ha fatto, il signore,  anche a parole e anche in questa occasione. Ha ripetuto la critica principale fatta a Salvini, per bocciare il suo comportamento nelle prime sei sedute elettorali. Tanto per cambiare, ecco l'elaborato pensiero : "Quando uno non ragiona sulle cose... non ci pensa prima, poi le cose vanno male...". Questa critica (aveva avuto sette anni per pensare al futuro Presidente), è la tiritera di persone che non ricordano che per capire le intenzioni di Berlusconi e di Draghi, siamo arrivati a pochi giorni dall'inizio delle votazioni. Salvini ha avuto una pazienza e una tenuta nervosa da 10. Non gli si può addossare la colpa delle mosse "creative" di Berlusconi dal super io spropositato che lo porta a pensare e far operare i suoi peones fedeli al suo  motto "O Io, o nessun altro!"

Che dire, in sintesi, di com'è finita?

Che poteva finire molto peggio, con Mr M'Illumino d'Incenso al Colle! 

E di Mattarella?

Ovvio e immediato:  PRESIDENTE, MALTORNATO!

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