Quirinale: Salvini, Conte, Letta e... Chi ha vinto e chi ha perso. Le pagelle

Quirinale: le pagelle alla fine del primo tempo

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Quirinale: Berlusconi N.C., Meloni 7 e... Voti e giudizi


Quirinale, finito il primo tempo. Con il disastro Casellati (382 voti) si è chiusa la prima frazione di gioco della partita del nuovo presidente della Repubblica. Ora si volta pagina. Ma fino a adesso, chi ha vinto e chi ha perso? Le pagelle di Affaritaliani.it.

Maria Elisabetta Alberti Casellati. La presidente del Senato ci ha messo la faccia in prima persona. E' caduta male, malissimo, con 382 voti al quinto scrutinio (71 in meno rispetto ai grandi elettori del Centrodestra e impallinata dal suo stesso partito), ma almeno ci ha provato. Come gli arditi nella Prima Guerra Mondiale è andata al fronte, senza paura, sedendosi addirittura accanto a Roberto Fico durante lo spoglio delle schede (suscitando la perplessità del Pd). Non diventerà mai presidente della Repubblica, ma le va reso l'onore delle armi. Stoica. Voto 6,5.

Silvio Berlusconi. L'ex premier ed ex Cavaliere si è prima fatto da parte, anche a causa delle sue precarie condizioni di salute, poi ha cercato di tenere a bada i due ragazzi del Centrodestra, ma senza grandi risultati. Colpa anche di un partito, Forza Italia, lacerato e litigioso, diviso tra Antonio Tajani filo-Salvini e i ministri (Renato Brunetta in testa) più vicini al Pd che a Lega e Fratelli d'Italia. Ha ragione Umberto Bossi, "serve l'intervento di Berlusconi per aggiustare tutto". E finora Silvio è mancato. Rimandato. N.C.

Matteo Salvini. Il segretario della Lega ha forse scambiato il Quirinale con il Papeete e di king maker ha davvero poco. Salvini fin dall'inizio non ha voluto sciogliere il nodo chiave e decidere se stare con la maggioranza del governo Draghi (con Pd e M5S) o con il Centrodestra (quindi con Giorgia Meloni). Pretendere di tenere il piede in due scarpe era una pia illusione. E infatti l'ex Capitano si è schiantato con il magro risultato di Casellati che cela anche una delegittimazione della sua presunta leadership della coalizione. Salvini ha subìto Giorgia Meloni, l'ha inseguita e in tutte le scelte che ha fatto in questi giorni la paura è sempre stata quella di non lasciare un'altra autostrada a Fratelli d'Italia, già cresciuta moltissimo nei sondaggi ai danni della Lega dopo la nascita dell'esecutivo Draghi. Pasticcione e confuso, il segretario leghista ha fallito come politico, almeno per il momento. Dilettante. Voto 2.

Giancarlo Giorgetti. Il solito GG, lo conosciamo. Formalmente non conta nulla. Sembra distratto e disattento, fa battute che capisce solo lui e che spesso non fanno ridere, ma a modo suo cerca di indirizzare la scelta sul Quirinale. Giorgetti tifa Draghi, si sa, vedremo. Sibillino. Voto 6.

Giorgia Meloni. La presidente di Fratelli d'Italia sta all'opposizione, ha solo 63 grandi elettori ma ha giocato finora da protagonista. Prima ha mandato un segnale/siluro a Matteo Salvini con quei 114 voti a Guido Crosetto, poi ha bloccato l'intesa nella maggioranza di governo su Pierferdinando Casini, poi ha imposto la conta su Casellati, sapendo che sarebbe andata male, per accusare pubblicamente Forza Italia. Astuta. Voto 7.

Enrico Letta. Sornione, il segretario del Pd ha scelto la politica attendista, senza fare proposte lasciando che fosse Matteo Salvini a bruciarsi da solo. Letta è stato bravo, finora, a tenere unito un partito che unito non è e a bloccare i possibili inciuci Conte-Salvini in salsa giallo-verde. Il conclave a pane e acque ha fatto sorridere molti all'inizio, ma forse sarebbe stata l'unica soluzione. Ha parlato poco, pochissimo, ma quando si è fatto sentire ha usato parole chiare e forti. Risoluto. Voto 6,5.

Giuseppe Conte. L'ex premier, che quando parla sembra Papa Giovanni XXIII, il Papa Buono, ci ha provato a mostrarsi come il leader della principale forza politica a livello parlamentare, ma ha fallito clamorosamente. I 166 voti a Sergio Mattarella arrivati alla quarta votazione sono la plastica dimostrazione che Conte controlla al massimo il 25% dei suoi parlamentari (la rivolta, come noto, è soprattutto tra i senatori pentastellati). Ha provato con ammiccamenti, non accordi veri, a flirtare con Salvini prima su Franco Frattini e poi su Casellati, ma è stato subito messo in riga dai suoi (Di Maio in testa) e da Letta. Inconcludente e confuso. Voto 3.

Luigi Di Maio. Come Giorgetti nella Lega, lavora dietro le quinte (per Draghi al Quirinale) e muove vere e proprie armate nei gruppi parlamentari del Movimento, che seguono più lui che Conte. Un vero diplomatico, degno della Farnesina. Voto 6.

Matteo Renzi. Il senatore di Rignano è il più abile di tutti. Nonostante abbia appena una quarantina di grandi elettori, è riuscito a stoppare tutte le manovre di Salvini e della destra, anche stringendo un'inedita intesa con "Enrico stai sereno". Si sa che il leader di Italia Viva fin dall'inizio lavora per portare Pierferdinando Casini al Colle. Finora è stato bravo, se Pierfurby diventasse presidente della Repubblica sarebbe un vero e proprio capolavoro (dopo aver segato prima Salvini e poi Conte). Astuto. Voto 7.

 


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